UN MODELLO. Anguissa diventa un riferimento certo e assoluto in un centrocampo che recita a memoria e in quella sontuosa eleganza che rapisce ci sono undici partite consecutive da titolare in campionato, con due cambi in cui gli vengono sottratti complessivamente appena 19’: il nuovo che avanza, ma con lo sfarzo di una sciccheria che completa il settore al fianco di Lobotka e di Zielinski, diventa un «fattore», concede equilibri, si trasforma nell’uomo in più, mette assieme 33 presenze e «costringe» gioiosamente Adl a versare al Fulham quei quindici milioni.
LA STORIA DI ZAMBO. Ma c’è da chiedersi come abbia fatto il calcio a non accorgersi di Anguissa, che ha attraversato la Ligue 1 con l’Olympique Marsiglia (106 partite) e certo al Velodrome è complicato passare inosservati; poi se n’è andato al Fulham, è «emigrato» in Liga, al Villarreal (39 gare) e pure nei sottomarini gialli si può conquistare una certa visibilità; e infine è ricomparso in Premier con il Fulham (altre 41), finendo inghiottito da una crisi gigantesca e ritrovandosi in Champions, prima che il Napoli con discrezione, quasi per non agitare le acque e suscitare inaspettato interesse intorno al camerunense, puntasse senza indugi su di lui.
NO LIMITS. Ventidue partite su ventiquattro in campionato (e due gol), mai una volta in panchina, perché nel codice-Spalletti il talento non può essere adagiato a fondo campo; sei su sette in Champions (e un gol), con il turnover limitato alla sfida con i Rangers. Capito chi è (chi era) Anguissa? Fonte: CdS