Come Capuano con Fabietto in « È stata la mano di Diego», Luciano Spalletti disse tra sé e sé, allo specchio:
«Ma è mai possibile che questa città non ti fa venire mai qualcosa da raccontare. Insomma, ce l’hai qualcosa da dire».
E senza disunirsi, perché diamine non si poteva, uscendo dal proprio faccia a faccia con se stesso, quell’uomo con il quale gli dèi del calcio stanno saldando un debito, Spalletti ha modellato un’opera d’arte che sta tratteggiando la Storia del football moderno: i diciotto punti di vantaggio sulla seconda (il precedente record era il +14 dell’Inter proprio sulla Roma di Luciano nel 2006-07) sanno d’incantevole prodigio di un allenatore che ha risistemato i conti con il passato, perché quel Napoli che De Laurentiis e Giuntoli hanno rielaborato nelle forme e nei contenuti gli appartiene stilisticamente per intero, è la rappresentazione di una genialità già assaporata nel tempo e però soffocata dal caso, dalla sorte o dalle fatalità. La mano di Lucio s’è allungata sicura sul Napoli a immagine e somiglianza di una filosofia solida, anticonformista, persino visionaria e mentre si scorge all’orizzonte una città in festa, Spalletti continua a parlare con se stesso: «Non ti disunire». Ma forse adesso un po’ si potrebbe. Fonte: Cds