Napoli asso pigliatutto

Il secondo gol probabilmente l’abbiamo visto alla Play-Station l’ultima volta. Scavetto di un monumentale Zambo Anguissa per Kvara che stoppa e appoggia all’indietro di tacco per Di Lorenzo che se la porta sul sinistro e incrocia nell’angolo basso ipotecando i quarti di finale. Ma tra tutto questo, chi ammalia, impressiona e fa innamorare insieme a tutto il Napoli che è da stropicciarsi gli occhi, è il numero 68. Stanislav Lobotka è il centrocampista che ogni allenatore vorrebbe avere titolare davanti alla difesa.

Corre per tre, recupera una quantità spropositata di palloni, imposta e conduce l’azione palla al piede prendendo fallo ogni qual volta provino a sfidarlo. Lobotka è il motore inesauribile del Napoli, è quell’amico su cui puoi sempre fare affidamento. Lo vedi a volte piazzarsi in mezzo ai centrali per impostare e quando hai il timore che stia per perdere il pallone, ecco che piazza il proprio corpo davanti all’avversario o se ne esce con un lancio scuola Xavi. Il play-maker perfetto insomma.

Perfezione che ormai non stupisce più in Kim Min-Jae che incarna l’arte della difesa, il generale coreano azzurro che con personalità, potenza fisica, velocità e tecnica ha fatto dimenticare Koulibaly fin dal primo giorno in cui è arrivato all’ombra del Vesuvio, si è reso protagonista di un’altra prestazione gigante, l’ennesima.

Formazione e 11 di partenza alla mano, con una coppia di marziani come Kvara-Osimhen, il Napoli ha probabilmente 7-8 titolari che non hanno nulla da invidiare ai corrispettivi del ruolo delle prime 4-5 squadre più forti d’Europa. Il georgiano non si abbatte dopo il rigore fallito e continua a produrre spettacolo con le sue magie, come voleva il leader Osimhen che alza la testa al 77 dopo la respinta dagli 11 metri di Trapp. La crescita di Victor è uno dei segreti di questo Napoli: il bomber nigeriano è migliorato ed è esploso definitivamente sia caratterialmente che tecnicamente. Niente più nervosismo e litigi ma aiuto ai compagni, fame di vittoria, strapotenza fisica, turbo sotto i piedi e gol a ripetizione. Uno dei migliori numeri 9 al mondo.

Lo score azzurro registra al momento 26 vittorie su 30 gare giocate tra campionato e Champions. Numeri atomici per una macchina perfetta.

Per poter scrivere la storia, però, e accedere per la prima volta in quasi 100 anni ai quarti di finale della Champions League, manca ancora il ritorno al Maradona che di certo il 15 marzo si vestirà da serata di Gran Galà del calcio. Quel Maradona che è diventato una botte di ferro per il Napoli ( tutte vittorie tra campionato e Champions tranne un pareggio ) e un incubo per qualsiasi avversario che metta piede nel tempio di Diego. Luciano Spalletti ha creato un collettivo straordinario, una squadra mostruosa che frantuma record su record e che sta facendo sognare un intero popolo, che incredulo ammira la propria squadra dominare su ogni campo del mondo.

A cura di Simone Di Maro

 

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