Spalletti è quello che non ha mai paura di metterci la faccia e indossare i panni del pompiere quando c’è da stemperare l’euforia. Fa parte del personaggio e probabilmente adesso il ruolo che si è cucito addosso è fatto apposta per lui. Infonde serenità al gruppo e ha fatto capire a tutti che tramite il gioco e le idee ben precise non c’è Everest che non possa essere scalato. Se questo Napoli non è solo vincente ma anche bello è merito della sua mano attenta. La gestione di Kvara è stata praticamente perfetta, il bastone e la carota di cui aveva bisogno un giovane ragazzo alla sua prima stagione nel calcio che conta. E poi Lobotka, trasformato (fisicamente e non tatticamente) in uno dei migliori registi del mondo, Spalletti gli ha consegnato le chiavi della squadra e adesso si gode il suo piccolo grande capolavoro di lungimiranza. Per finire Osimhen, che nell’arco di 8 mesi ha fatto un salto in avanti di maturità e concretezza del quale in pochi lo facevano capace. Se oggi è tra i primi attaccanti in circolazione lo deve anche al lavoro dell’allenatore. La vittoria è anche quella di Spalletti, allenatore attento che non rinuncia mai a giocare. Fonte: Il Mattino