Il Napoli incanta. Prestazioni come quella di Francoforte non possono passare sotto silenzio. Ma non tanto per l’importanza della prestazione, quanto per l’importanza del palcoscenico. Vincere in Champions, in quella maniera, è sinonimo di una mentalità vincente che non lascia spazio a niente e a nessuno. Impossibile non ritornare con la memoria al Milan degli invincibili, ovvero quello di Arrigo Sacchi sulla fine degli anni 80. Il portiere di quella squadra era Giovanni Galli che infatti non nasconde una certa somiglianza tra quella squadra e questa di Spalletti.
In cosa il Napoli di oggi le ricorda il Milan di ieri? «Innanzitutto per la mentalità. Sacchi ci trasferì esattamente quell’atteggiamento».
Che sarebbe? «Rispettiamo l’avversario, ma andiamo sempre avanti con la nostra filosofia di gioco e con il lavoro. E nel Napoli magari cambiano gli interpreti e qualche strategia tra una partita e l’altra, ma la mentalità resta invariata, come quella che avevamo noi. Penso al possesso palla: molte squadre lo fanno in maniera noiosa, mentre quello del Napoli è finalizzato».
Voi avevate Gullit, Van Basten e Rijkaard: quali sono gli “olandesi” del Napoli? «Fin troppo facile dire Kvara e Osimhen. Ma poi aggiungo a sorpresa Lobotka».
Perché? «È lui il Rijkaard del Napoli, seppur con caratteristiche diverse. Ma in assoluto il Napoli è bello anche perché ci sono tanti italiani come Meret, Di Lorenzo, Politano e Raspadori. Non ci sono solo 11, ma quasi 15 o 16 titolari».
Rispetto al suo Milan è passato un bel po’ di tempo… «Il Milan di Sacchi ha fatto la storia ma nel contesto di quegli anni sembrava andasse due volte più forte degli altri. Tutti svolgevano il loro compito e lo stesso lo vedi oggi nel Napoli con la stessa mentalità e la stessa voglia di attaccare e rubar palla nell’area di rigore avversaria. Poi ovviamente tutto migliora perché arrivano i risultati che ti fanno diventare più coraggioso. Insomma: oggi è un piacere veder giocare il Napoli».
Cosa le piace di più? «Tutto accade con velocità ed è bellissimo. Fino a qualche anno fa, se volevo vedere del bel calcio mettevo le partite di Liverpool e Manchester United: ora guardo il Napoli».
Qual è il segreto di questa squadra? «Si stanno divertendo. E questo ti consente di fare meno fatica, o comunque di non accusarla. Te ne accorgi nei recuperi anche di 60 metri che fanno gli attaccanti dopo aver perso palla. Questo è lo spirito giusto. Sai sempre che hai un tuo compagno che farà un sacrificio per te».
E poi c’è la mano di Spalletti. «È un meticoloso e non vuole far trasparire la felicità perché ha paura che possa succedere qualcosa. Ma deve essere orgoglioso di quello che sta facendo. Ha dato al Napoli una grande organizzazione: giocano da squadra. È vero che ha delle individualità importanti, però tutti si esaltano nel collettivo. Lui chiede sempre di andare sempre avanti ed essere sempre protagonisti nella partita. Il Napoli non subisce la partita: la gioca».
E allora: dove può arrivare il Napoli? «Lo scudetto è praticamente fatto, bisogna solo vedere con quanti punti di vantaggio lo vincerà».
Mentre la Champions? «Il Bayern per me è ancora favorito, ma giusto un pizzico dietro metto il Napoli. A seguire il Real di Ancelotti, che sembra sempre morto ma poi non muore mai, e il Manchester City, se stavolta non fallisce al momento dello step decisivo. Però la Champions non è il campionato: è pericolosa».
In che senso? «Bastano 5 minuti per saltare in aria. Il gioco del Napoli è piacevole ed efficace, ma c’è sempre l’incognita di quei 5 minuti di sana follia. Negli anni, dalla finale del Milan di Istanbul a tanti altri esempi, abbiamo visto di partite compromesse nell’arco di pochi minuti. In Europa può succedere perché questa è la Champions».
Fonte: Il Mattino