Gli incontentabili hanno la faccia di Giovanni Di Lorenzo, quel signore della fascia che ricama una specie di tiraggiro, incurante della narrazione sui difensori, e prepara il passaporto per i quarti di finale: «Dovevamo sfruttare di più e meglio certe occasioni». Gli insuperabili, in questa Champions nella quale si sono concessi solo una serata di apparente «riposo», a Liverpool, hanno l’espressione di Luciano Spalletti: «Sono contento, certo che lo sono, perché questa prestazione ha dimostrato che abbiamo personalità e che portiamo la palla dove vogliamo. Abbiamo fatto una grossa partita, non c’è che dire, ma la qualificazione resta aperta, a volte basta anche un solo episodio per condizionarla. Potevamo fare pure il terzo gol ma va bene così».
Gli indomabili sono racchiusi nel sorriso sgargiante d’un capitano, Di Lorenzo, che ama volare solo a destra ma che poi prova a tenere a bada la fantasia: «Affrontiamo ogni partita come se fosse una finale. Anche stavolta, a Francoforte, la concentrazione è stata alta. Abbiamo cominciato frenati e poi abbiamo sviluppato il nostro calcio. Il Napoli non è mai arrivato ai quarti e ci proveremo, certo che sì».
SENZA FORZARE. Il Napoli insospettabile è in quegli allunghi di Hirving Lozano, lo spacca-partita, che prende un palo, serve l’assist a Osimhen, fa ammattire l’Eintracht e anche se stesso: «Una delle partite più belle che abbia giocato. Siamo forti, lo sappiamo, ma viviamo alla giornata, senza illuderci. Sappiamo che bisogna procedere così, di partita in partita, perché c’è ancora il ritorno e non abbiamo ancora conquistato la qualificazione». Il Napoli che fa impazzire i tremila arrivati sino a Francoforte, quelli che sono rimasti a casa, e una città intera che si perde in quel football senza limiti, è il figlio di Luciano Spalletti, d’un allenatore al quale il destino deve ancora qualcosa, e che però resta impassibile, perché il tempo per sentirsi paghi poi verrà. «Da allenatore non posso che essere felice per quello che hanno fatto i ragazzi. Abbiamo fatto bene, voi ci dite che noi forse giochiamo il miglior calcio in Italia ma io penso ad altro: a come siamo stati ludici, al modo in cui ci siamo impossessati delle due fasi della gara».
SODDISFATTO. E a quell’Eintracht costretto a starsene dietro, nove uomini dietro la linea del pallone, che un po’ forse ha rappresentato l’idea e un po’ è stato indotto dal Napoli. «A volte si ragiona per luoghi comuni e il catenaccio l’hanno adottato gli altri. Noi volevamo essere questi e sapevamo che non sarebbe stato facile, semmai lo abbiamo reso noi tale, evitando all’Eintracht di avviare qualsiasi tipo d’azione». Il Napoli che da sei mesi, in Italia e in Europa, sparge la sua ammaliante Bellezza, sa di aver messo una manina sui quarti di finale, però certe cose si possono pensare ma mai liberamente confessare, e in questa notte che sa di favola, Spalletti se ne sta pudicamente aggrappato alle immagini di uno spettacolo che rovista l’anima. «Non sorrido ma sono soddisfatto. Per me la qualificazione rimane aperta, 50% a testa».
Fonte: CdS