Quando il cammello si è incamminato verso la cruna dell’ago, in diecimila se ne sono stati con lo sguardo perplesso, quasi distratto, ed hanno
Non bisogna essere scienziati, né padroni di un’intelligenza naturale o artificiale particolarmente evoluta per comprendere che lo 0,018% di possibilità sia poco più di niente, e quel frammento di speranza, quell’oncia di fiducia è apparsa al Mapei come un microscopico, impercettibile cenno d’ottimismo da parte di Victor Osimhen per dimostrare che le vie del Signore, e pure a volte quelle gol, sono infinite.
Gli è bastato usare un po’ il corpo, per liberarsi di Erlic, poi il destro, la sua arma chimica che la natura gli ha donato, e dinnanzi a sé Osimhen ha visto spalancarsi un mondo, verrebbe da dire un altro, perché in quel macro universo definito xG – il simbolo di un’Idea da realizzare – lui ci si era già infilato, per esempio a La Spezia.
La porticina del Sassuolo non offriva spiragli, a pensarci bene, tra il palo e Consigli è rimasto quel filo di luce inconsistente, che però a Osimhen è bastato, eccome, per farne una delle sue, si chiamerebbero prodezze che si potrebbero definire capolavori, e al Napoli lo scudetto (ops, si può dire?) è sembrato persino di vederlo. Fonte: CdS