Ci sono quarantuno indizi per rappresentare la prova provata d’essere al cospetto di fenomeni paranormali, capaci di completarsi fino a mescolarsi dentro a un calcio nuovo, che sembra disegnato giudiziosamente per loro: con il Monza, ma era ancora la seconda (cosa volete che suggeriscano 180’ di campionato?) la fusione venne ritenuta ancora fredda, eppure, a ripensarci bene, Kvara ne fece due, Osi si accontentò di un graffito e negli scaffali rimasero solo sensazioni. C’è voluto un bel po’ di settimane prima di scrollarsi di dosso qualsiasi forma di prudenza, non è accaduto con il Bologna (assist di Kvara per Osi), né all’andata con il Sassuolo (doppietta di Osi, con gli assist di Kvara, poi prodigo però a metterci qualcosa di suo, ad esempio un gol), però adesso, mentre all’orizzonte s’intravede il sogno, rimbalzano «brutalmente» gli highlights d’un semestre che sa di loro: i numeri ce l’hanno un’anima, adesso più che mai, e Osi e Kvara o Kvara e Osi, dopo essere entrati in quarantuno dei settantasei gol del Napoli, dopo averne decorati rispettivamente diciotto e undici, dopo aver infarcito il dominio dell’atletismo e dell’eleganza, rappresentano un marchio d’identità, forse anche un fatturato, certo un fattore, una enormità. I due giganti del gol sono nati per esistere assieme, per miscelare la loro (pre)potenza con quelle movenze un po’ feline, la sintesi di una perfezione che sta tutta in una combinazione e che Spalletti, fatalmente e gioiosamente, rilancia a Reggio Emilia, prima di tuffarsi in Champions League: OK, è la coppia giusta, quasi un biglietto della Lotteria.