Sassuolo-Napoli è un brivido, un carillon e pure un fotogramma d’un vissuto che Luciano Spalletti si porta appresso, è un percorso arricchito dalla sua morbosa curiosità, d’una ricerca persino ossessiva d’un stile che non rimanesse confinato nei vicoli delle banalità ma che emergesse nell’eleganza delle forme e andasse oltre il manierismo italico. Le mille bolle di Luciano Spalletti ora sono d’un azzurro vivo, sprigionano l’allegria di questi ventinove anni decollati con l’Empoli e però poi diffusa ovunque, anche nelle dolenti domeniche che il calcio non nega a nessuno, perché nell’Idea il buon gusto ha sempre prevalso sul cinismo tout court e Napoli è divenuto il poster d’una carriera impregnata d’un modello perennemente alto di spettacolo, d’un linguaggio che uscisse dal blablabla e inseguisse la diversità: diciannove vittorie, due pareggi, una sola sconfitta non sono sufficienti a definire un’impresa, possono eventualmente disegnarla nell’orizzonte, dal quale viene aspirata qualsiasi traccia d’euforia. «E i nostri tifosi ci aiutano a restare concentrati».
Fonte: CdS