Il Napoli primissimo ha un nome e un cognome. Luciano Spalletti. Allenatore modernissimo e studiato ampiamente dalle nuove generazioni, ha forgiato probabilmente il proprio capolavoro. Non solo tecnico o tattico, anche – e forse soprattutto – emozionale e collettivo. Il segreto dell’altissimo rendimento sta infatti nel gruppo, nel saper coinvolgere tutti. Il Napoli è un meccanismo a orologeria che funziona anche quando i suoi giocatori migliori non ci sono. Manca Osimhen? È successo, e le partite le ha risolte Simeone. Manca lo spaccadifese Kvaratskhelia? Il multiuso macedone Elmas non lo fa minimamente rimpiangere. E poi l’utilizzo di Politano o Lozano, Olivera o Mario Rui a seconda delle necessità tattiche. Tutti sanno cosa fare, tutti si sentono coinvolti. Così è stato superato anche l’unico momento di possibile impaccio, dopo la sconfitta a Milano con l’Inter: poteva essere l’inizio di un altro campionato (per le altre), Spalletti lo ha ammortizzato con saggezza. E il Napoli ha addirittura aumentato il suo vantaggio. Fonte: Gazzetta