Juve – Inchiesta stipendi 40 giorni di indagini. Chiné ha chiesto una proroga

Quaranta giorni per unire i punti della vicenda. Per mettere in ordine date e fatti, per ascoltare altri testimoni e tracciare una linea di demarcazione tra i presunti colpevoli (la società Juve) e quelli che potrebbero aver agito in buona fede (i calciatori). Questa la “roadmap” di Giuseppe Chiné, l’uomo dell’accusa che passerà i prossimi 40 giorni tra carte e fascicoli, con l’obiettivo di far emergere il marcio (se c’è) dalla manovra stipendi della Juventus.

MANOVRE. Parliamo dei famosi accordi privati che il club ha fatto firmare ai suoi calciatori nel periodo Covid. Con l’idea – da parte della procura Figc – che l’operazione di riduzione degli stipendi sia stata firmata da ogni calciatore contestualmente ai nuovi contratti, con i successivi aumenti depositati però soltanto dopo qualche mese, falsificando quindi le date. Chiné, come anticipato, ha chiesto alla procura generale dello sport una proroga di 40 giorni per chiudere le indagini così da arrivare a fine febbraio con un atto di deferimento completo in ogni parte. Al momento non sembra convinto della “consapevolezza” da parte dei calciatori (che così rischierebbero solo un’ammenda) dell’operazione che il club avrebbe escogitato con fini illeciti. L’accusa vuole riportare in tribunale i dirigenti per la manovra stipendi, ma anche per le partnership opache con le altre società e per le fatturazioni sospette con gli agenti. In via Campania sono convinti di avere tra le mani un tris d’assi e sembrerebbero pronti a chiedere una penalizzazione per la Juve uguale o maggiore di quella inflitta nel filone “plusvalenze bis”.
 
MOTIVAZIONI. A proposito della sentenza di venerdì scorso: in arrivo le motivazioni, poi scatterà il ricorso al Collegio di Garanzia. Nelle motivazioni della Corte ci sarà scritto che, pur non potendo definire il reale valore delle trattative contestate, alla Juve è stata riconosciuta (sulla base dell’art. 4.1) la colpa di aver messo in piedi un sistema (provato dalle intercettazioni) per alterare i bilanci. Le plusvalenze di per sé, quindi, non possono ancora essere oggetto di un giudizio nel merito. Anche per questa ragione, il ministro per lo Sport, Abodi, ha promesso «un intervento normativo». «Ho apprezzato le sue parole – ha dichiarato ieri Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A – Di per sé le plusvalenze non sono un male, il problema è l’abuso». Sull’argomento è entrato a gamba tesa anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Stiamo riflettendo se la normativa fiscale fotografa in modo coerente e corretto questo fenomeno – le sue parole a Telefisco, con riferimento all’art. 86 del testo unico sulle imposte di reddito – Lo Stato vuole capire, non escludo novità».
 
NOTA 10940. Poi un presunto vizio procedurale. L’inchiesta plusvalenze nasce il 19 ottobre 2021 da una segnalazione della Covisoc. Ma sei mesi prima la stessa commissione di vigilanza aveva chiesto alla procura Figc di indicare quali fossero gli elementi interpretativi sul tema “plusvalenze”, ricevendo come risposta la “nota 10940”. Secondo la difesa della Juve, questo scambio sancirebbe d’ufficio l’inizio della partita e il procedimento avviato da Chiné il 26 ottobre 2021 sarebbe fuori tempo massimo rispetto ai 30 giorni previsti. In tutti i giudizi, Chiné ha ricordato che dialoga costantemente con gli altri soggetti federali e che il procedimento inizia per lui quando c’è una “notitia criminis”, dunque a fine ottobre 2021 (con la segnalazione Covisoc) e non ad aprile 2021 (con la risposta a una richiesta di chiarimenti).

 

Fonte: CdS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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