Girone di ritorno è un tabù per Spalletti? I numeri smentono tutto

Lo scorso anno, azzurri top nel girone di ritorno

50 punti sono una novità. Per il Napoli, certo, che mai prima di quest’anno era riuscito a spingersi così in alto. Ma anche per lui. Perché se la squadra azzurra ha un volto – ben oltre le giocate di Osimhen e Kvaratskhelia, le parate di Meret, la leadership di Di Lorenzo – allora quello è il volto di Luciano Spalletti, 64enne da Certaldo che a Napoli non vive una seconda giovinezza, ma una stagione d’oro per davvero: lo dicono i fatti, i numeri, il campo. Lo dice una squadra che in un anno e mezzo ha cambiato tanto, si è evoluta, è cresciuta e sbocciata come un fiore a primavera. Ed è proprio la primavera ora l’obiettivo del Napoli, perché il girone di ritorno che sta per cominciare da domenica contro la Roma dirà più di una verità sugli azzurri.E anche su di lui: nel tempo, infatti, una leggenda ha accompagnato le stagioni di Spalletti. «Nel girone di ritorno non è più lui, le sue squadre rallentano e vanificano tutto» si racconta. E se la voce del popolo diventa voce divina, ecco che da ipotesi si passa ai fatti. Ma i numeri smentiscono tutto: quella vissuta quest’anno al Napoli è la stagione numero 11 per il toscano in Serie A dalla prima vera esperienza all’Udinese, nel campionato 2002/03. Undici anni in panchina nel massimo campionato (più mezza stagione vissuta a Roma da subentrato nel 2016) con un equilibrio quasi sostanziale.In cinque di queste undici occasioni le sue squadre vanno meglio nel girone di ritorno: al primo anno in Friuli (+4 al ritorno), nel 2005/06 (+9), nel 2008/09 (+3) e nel 2016/17 (+5) sulla panchina della Roma, ma soprattutto lo scorso anno a Napoli. Nel girone d’andata gli azzurri avevano messo insieme 39 punti, confermati dai 40 del ritorno: un incremento sottile ma efficace, utile a chiudere sul podio nonostante un finale amaro di stagione che non aveva visto il Napoli capace di giocarsi lo scudetto. Nelle altre sei stagioni un incremento c’è stato, ma quasi mai decisivo per la posizione finale.Le vere difficoltà si sono viste a Milano tra il 2017 e il 2019: -10 rispetto all’andata nella prima stagione all’Inter, un calo confermato anche al secondo anno in nerazzurro con un -9. In entrambi i casi è arrivata la qualificazione Champions, ma quel rendimento non aveva permesso di fare di più. A Napoli, però, ora la musica sembra cambiata: il vantaggio sulle inseguitrici è un buon bottino da conservare e – se possibile – alimentare nei mesi decisivi della stagione. Confermando che il ritorno non è un tabù, ma anzi un’occasione: quella di poter arrivare davanti agli altri alla fine della corsa. Fonte: Mattino.it

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