Victor Osimhen. L’uomo di un sogno chiamato scudetto che per la verità era un progetto concreto già a luglio nella sua mente di giovane ambizioso e tremendo attaccante: ci credeva e lo aveva detto, lo aveva dichiarato pubblicamente in piena rivoluzione tecnica con lo stesso coraggio con cui combatte su ogni palla, e in tanti sorrisero. Sì: e oggi alzano le mani al cospetto di un giocatore travolgente, inarrestabile, entusiasmante. Erede di una dinastia di re: Cavani, Higuain, Mertens. E ora il principe Osi. Il principe azzurro del gol: quello segnato ieri all’Arechi è il numero 13 del campionato in 15 partite (uno ogni 96 minuti), il numero 50 in carriera nei tornei top d’Europa e il quattordicesimo della stagione contando anche la Champions (uno ogni 102 minuti).
Stagione spaccata a metà: due graffi nelle prime nove giornate, quattro delle quali trascorse a riposo per un problema muscolare, e poi undici messi in fila in dieci gare giocate dal rientro in campo con il Bologna e fino alla Salernitana. Dal 16 ottobre a ieri: 97 giorni, 44 effettivi al netto della sosta. Fonte: CdS