Visto da Napoli, ci sono più livelli di lettura del meno quindici inflitto alla Juventus per la questione plusvalenze. Certamente c’è il profilo ludico: da venerdì sera su whatsapp girano vorticosamente battute e vignette di ogni tipo. Su tutte, la caricatura del logo bianconero trasformato in meno quindici. Più che un festeggiamento, quello dei tifosi napoletani è la presa d’atto di un riconoscimento che considerano ritardato. L’arrivo lungamente e invano atteso della giustizia. Non tanto per l’annata in corso, il 5-1 di dieci giorni è la fotografia di un divario incolmabile tra le due formazioni. Dopo venerdì 13 neanche il più juventino fobico tra i napoletani ha pensato che la Juve potesse essere un reale pericolo.
Il risentimento è legato a quel che i tifosi ritengono di aver subito in questi anni. All’ombra del Vesuvio il meno quindici viene interpretato come la conferma che lungo tutti questi anni le competizioni siano state falsate, irregolari. E se storicamente le lamentele si concentravano sulle direzioni di gara, stavolta il meccanismo delle irregolarità si è snodato su un piano più sottile. La Juventus avrebbe continuato a vincere i campionati se avesse rispettato le regole come gli altri? È questa la domanda più gettonata nell’ambiente Napoli. E il pensiero va ovviamente a Cristiano Ronaldo acquistato dopo la cavalcata di Sarri, i 91 punti, quello che ancora oggi viene ricordato come il fattaccio Orsato Pjanic.
L’anno dopo, il Napoli arrivò secondo. In un campionato che fu sempre senza storia soprattutto perché la Juventus aveva Cristiano Ronaldo. I bianconeri di Allegri girarono a 53 punti, la squadra di Ancelotti a 44 che in tempi normali sarebbe stato un ottimo risultato.
L’altro piano di lettura è più politico. E riguarda sia il presente sia il futuro. Nella sua storia il Calcio Napoli non è mai stato tanto solido dal punto di vista economico-finanziario. Dall’estate delle roventi polemiche degli A16 (quelli, tantissimi, che volevano De Laurentiis a Bari) è emersa una squadra fortissima e una società solidissima. Che ha messo i conti in ordine e al tempo stesso si è notevolmente rafforzata. Oggi il Napoli di De Laurentiis è un modello ed è il volto presentabile del calcio italiano. In campo e nei libri contabili. Il meno quindici suona come uno spartiacque nella gerarchia della Serie A. Siamo lontani anni luce dagli acquisti-civetta, che fossero Savoldi o quello sfumato di Paolo Rossi. Oggi Napoli, nel calcio, non è più sinonimo di improvvisazione, estro, genialità. Quella è oleografia che purtroppo nella narrazione è sempre dura a morire. Napoli oggi è programmazione, inappuntabile gestione aziendale, modello d’impresa. E ha la possibilità, come nemmeno negli anni di Maradona, di aprire un lungo ciclo, sia per i risultati in campo ma soprattutto per la sua solidità industriale. Il meno quindici ha l’aspetto del 14 luglio francese, una rivoluzione che segna un prima e un dopo. In questo paragone, ovviamente, la Juventus incarna la nobiltà, mentre De Laurentiis l’ascesa della nascente borghesia.
Fonte: CdS