La fame non ha sonno: what else? La Napoli di ieri, il Napoli di oggi e cinquanta sfumature d’azzurro che proiettano in una dimensione favolistica, raccontano il tempo, il calcio, la vita stessa che Luciano Spalletti incastra in una cornice con quel proverbio che sa di sé e d’una città che ormai l’ha sedotto: «Si fa tutto per lei». La fame non ha sonno e le coppe Italia, le Supercoppe, quelle gocce di felicità assaporate nei rigagnoli del passato in trentatré anni non hanno (mai) saziato la Napoli che Spalletti ha infiammato nei 562 giorni riempiti di quel suo football divenuto persino sexy: e ora che la clessidra sembra scorra via assai velocemente, e lascia che si contino le partite che restano, per liberare di gratuita ipocrisia quell’atmosfera magica, val la pena di tuffarsi a petto in fuori nel futuro, di provare a conquistarlo evitando paranoie dialettiche ma senza smarrire quel sano senso d’equilibrio. «Siamo vivendo un momento importante e il nostro pensiero è continuare a viverlo». La Storia non è una parentesi poggiata tra i vicoli dell’esistenza, perchè in questi sei mesi che sanno di gloria eterna ci sarà da convivere con lo stress e con la tensione, con le trappole e con il pericolo: ma quindici vittorie e due pareggi – e i quarantasette punti – hanno raccontato il Napoli, l’hanno rappresentato nella sua identità teneramente selvaggia, l’hanno svelato nella sua natura elegante e fantasiosa descritta con il 5-1 sulla Juventus e appena appena appesantita dalla sconfitta con la Cremonese. «Che però ci ha amareggiato. Ma non ci saranno strascichi di nessun genere. Mi aspetto una reazione, in una giornata importantissima, su un campo difficilissimo e in un clima caldo».
Salernitana-Napoli diventa lo spartiacque statistico d’una stagione amabilmente «folle», indiscutibilmente regale, con quella soglia abbagliante dei cinquanta punti che sembra segni quasi un confine tra la realtà e la fantasia e invece rappresenta una verità assoluta a portata di mano. «Le partite vanno giocate e quella che ci aspetta è delicatissima. Ci mancheranno i nostri tifosi, la loro passione, ma sapremo dare egualmente il massimo, cioè il 100%, perché con la Cremonese, si è visto non è bastato offrire il 99%. Siamo fuori dalla Coppa Italia solo per quell’1% in meno che c’è mancato: l’abbiamo pagata a caro prezzo, ma guardiamo avanti». E in quell’orizzonte che trascina in una dimensione onirica, Spalletti scorge la vocazione stessa d’una squadra che ha costruito a propria immagine e somiglianza: c’è il calcio verticale e ci sono uomini senza macchie e senza paura; c’è l’amabile ossessione per sistemare i conti con il destino e c’è pure quella personalità che servirà per lasciare adagiata nel sottoscala della memoria la sconfitta con la Cremonese e per andare a riscoprire le emozioni del 5-1 con la Juventus che ancora brilla. «Ma questo derby richiederà prontezza da parte nostra. Mi fa piacere trovare Nicola, del quale ho stima come uomo e come professionista, so che la sua presenza rappresenterà una complicazione in più per noi. Ci saranno duemila difficoltà, i ragazzi lo sanno. Forse la Salernitana si metterà a quattro, vorrà riscattare una giornata disgraziata, quella di Bergamo, e può farlo perché io li ho visti contro il Torino e contro il Milan: sono stati in partita, hanno lottato e sofferto, espresso le loro idee, quelle di una buona squadra. E dunque bisognerà sapersi comportare, con consapevolezza dei propri mezzi e qualità». E poi bisognerà starsene un po’ da soli con se stessi, riflettere su questa esistenza da allungare in questo semestre tutto da scoprire: «Ora non ci interessa niente che continuare a mantenere questa posizione ed arrivare sino in fondo». C’è un traguardo nell’anima, si chiama scudetto.
Fonte: Cds