Bellezza e cinismo: il Napoli di Spalletti è uno spettacolo. È partita la fuga scudetto

Napoli in fuga scudetto: +9 sul Milan e +10 da Inter e Juve
Napoli in fuga scudetto: +9 sul Milan e +10 da Inter e Juve.  
Qui c’è un cristallo che fa da perimetro al campo, vi si riflettono i calciatori del Napoli. Forse neppure Spalletti pensava di avere tra le mani un simile squadrone, capace di volare così tanto, a staccare il Milan che dopo il pari di Lecce è a meno 9. Un abisso. Una fuga per la vittoria. Forse neppure lui, questa estate, era così convinto che la rivoluzione di De Laurentiis gli avrebbe consegnato una simile macchina da guerra. Quando faceva, ironico, il gioco degli schemini («vi devo fare un disegno tra chi è venuto e chi è andato via») in fondo stava solo proteggendo la sua neonata creatura dalle attese di un ambiente cannibale capace subito di pretendere. Luciano è cambiato in questi mesi: ha scelto di lasciare l’hotel di Napoli per avvicinarsi al campo di Castel Volturno ed essere meno pendolare, ha abbandonato il vecchio numero di telefono, ha limitato le uscite a pochi, fidati locali della zona (da Bobò a Pozzuoli e da Cicciotto a Marechiaro). De Laurentiis ha voluto Spalletti e dopo l’irruzione a piedi uniti dell’aprile scorso, dopo la sconfitta con l’Empoli, lo ha lasciato pure piuttosto per conto suo.
AL LAVORO
Il suo gioco è allegria serena, pura leggerezza insieme a una sostanza granitica del 4-3-3 che è il marchio di fabbrica dell’era De Laurentiis. Il patron ha una fissa: gli piace questo sistema di gioco, costruisce le squadre (da sempre) con questa idea tattica. Ed è normale che i suoi allenatori, debbano adattarsi. Il 4-3-3 è il chiodo fisso e Spalletti lo ha accontentato. Facendo una scelta giusta. Da anni non si ammirava uno spettacolo del genere: dai tempi di Sarri. Non conosce soste, il buon Spalletti. Anche ieri mattina, ha iniziato a martellare le seconde linee che in Coppa Italia verranno impiegate a piene mani. Ne è uscito fuori un allenamento vero per le riserve del campionato, perché con la Cremonese andranno in campo Sirigu, Bereszyski, Demme, Ndombele, Simeone e Raspadori. Pensare che questo sia il Napoli-2 riempe gli occhi di gioia, c’è poco da sospirare. La Juventus è alle spalle, Spalletti però ha ribadito i complimenti alla squadra, anche se ora non vuole che venga presa sottogamba la gara di martedì sera. Con la forza dell’esagerazione.
L’altra notte ha raccolto la gioia della sua famiglia, ma anche quella di Stefano de Martino, Gianluca e Vincenzo Capuano, Biagio Izzo, Francesco Paolantoni, in un bagno di entusiasmo che non lasciano indifferenti quelli come Spalletti. È una notte di gioia anche per il tecnico di Certaldo, che batte per la seconda volta nella sua storia Max Allegri. Il siparietto sul campo ha tanto di ironico. Un modo per dire: visto che dici che sono buffo, faccio una cosa buffa. È un Napoli che non sorprende più: straripa e tracima, sfonda e abbatte, svelle e polverizza.
Lo ha fatto con il Liverpool, con l’Ajax, in casa del Milan e della Roma. E tante altro volte. Si tratta di una potenza globale con delle stelle come Kvaratskhelia e Osimhen che sotto la cura di Spalletti stanno diventando perle uniche. Con 76 milioni di euro e il quinto monte ingaggi della serie A, dopo aver rinunciato ai muscoli di Koulibaly e alla leadership invadente (nell’ultimo anno, sia chiaro) di Mertens e Insigne, sotto la montagna del bel gioco soccombe il campionato. Da quando non si vedeva una simile dittatura? Da quando risultati e bellezza non andavano di pari passo?
URLA DI GIOIA
La goleada impressiona, mette ansia a chi insegue. Nella mattinata all’insegna della normalità, Spalletti a Castel Volturno evita di dare enfasi alla prestazione con la Juventus. Come sempre, parla poco e poi si mette di lato, facendo fare il lavoro a chi non ha giocato. L’allegra perfezione stavolta coincide con il primo posto: con Sarri gli azzurri erano i più belli del reame ma davanti a tutti c’era sempre la Juventus. I cinque gol fanno tornare alla mente la Supercoppa del 1990. Ma in realtà, non è un bell’amarcord: fu l’ultimo trionfo del Napoli di Maradona e fino alla Coppa Italia del 2012 anche l’ultimo trofeo vinto dal club azzurro. Una squadra magnifica e dei campioni fantastici. Ci sono Giuntoli e Pompilio, il suo braccio destro, a seguire da vicino l’allenamento della squadra.
Tutti sorridono, ma tutti sanno che nulla è fatto. In certi momenti, una macchina perfetta che azzanna se aggredita e soffoca se attesa, non offre punti di riferimento, con attaccanti di peso e movimento, una diga a centrocampo e una muraglia in difesa. E sembra divertirsi prima del pubblico, più del pubblico. C’erano anche molti tifosi approfittando del sole di queste ore sul litorale domizio, ad attendere l’uscita dei calciatori. Con la Cremonese i tenori riposeranno. De Laurentiis e Spalletti non si sono scambiati dei messaggi: la prossima settimana, prima del derby con la Salernitana non è escluso che il presidente vada al centro tecnico di Castel Volturno.
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