Cinque a uno come all’epoca di Diego e come alla Juve non accadeva da trent’anni: e all’esterno del Maradona e in tante zone della città brilla la luce e rimbomba il tuono dei fuochi d’artificio. Più che una festa: la celebrazione di una grande squadra. La candidata numero uno allo scudetto che dopo la caduta di Milano con l’Inter è prima ripartita a Marassi con la Samp e poi ha piazzato un capolavoro con l’avversario che Spalletti aveva definito il più forte e che i numeri, le otto vittorie consecutive senza subire anche solo un gol, avevano incoronato come il più in forma del momento. Questa manita e questa notte il signor Luciano, giunto a quota 275 successi in Serie A così come Carlo Ancelotti, non la dimenticherà mai. Così come lo stadio illuminato dalle lampadine di cinquantamila e più telefoni vibrati nell’aria di una città in estasi. A cominciare dal presidente Aurelio De Laurentiis: “Estasiato da una squadra fantastica! Sarà impossibile dimenticare questa serata“. Appunto: il tweet della gioia.
IL DNA. E allora, il magnifico Napoli di Spalletti: primo in classifica con 47 punti, 10 più della Juve e del Milan che però giocherà oggi a Lecce, e titolare di un attacco micidiale da 44 gol. E fosse soltanto questo: è la serata più bella da quando è azzurra la sua vita? «Sì, è stata bella perché abbiamo giocato una grande partita, a ritmi altissimi, cioè la cosa che dobbiamo assolutamente fare. E poi è stata bella perché c’era una cornice di pubblico importantissima: questa squadra ha saputo ricreare l’amore verso la maglia e i colori e meritava di vivere questa sfida come l’ha vissuta. Se i ragazzi fanno quello che sta nelle loro qualità e nelle loro caratteristiche possono venire fuori partite come questa».
Spalletti è giustamente felice. «Siamo rimasti dentro la gara nella maniera corretta anche dopo il loro gol, grazie anche all’entusiasmo dei tifosi che ci hanno spinto e ci hanno fatto gestire bene la reazione importante della Juve. Dobbiamo fare grosso modo le stesse cose di sempre, o almeno provare a farle, ci alleniamo per quello: se andiamo a giocare sui duelli, sui contrasti o sui palloni che non si sa di chi sono, come nell’azione del gol che abbiamo incassato, ne perdiamo diversi. Sono situazioni in cui andiamo in difficoltà e così bisogna sempre giocare. Sempre. E’ questo il nostro dna: ci riesce di fare la partita ed è quello l’atteggiamento che dobbiamo avere».
SUPER OSI. La vittoria è un messaggio al campionato. Altroché.
Ma il signor Luciano la legge diversamente: «Il messaggio è per noi stessi: si ha sempre il dubbio di non essere di questo livello qui. La Juve l’abbiamo sofferta un po’ tutti perché tante volte si va di fronte a un colosso, ma quello che non avremmo dovuto assolutamente fare questa volta era avere il rimorso di non averla giocata come sappiamo».
Finale dedicato all’elogio del super centravanti in dote: Victor Osimhen. «Lui è un calciatore fortissimo. Mi stupisce per le potenzialità che ancora non ha espresso, voglio vedere dove può arrivare, al di là che è il più forte e il più completo di tutti. Più lunga gliela metti e più veloce va, non ha problemi: sul lungo diventa devastante. Regge botta nel contatto fisico. Ci mette sempre la gamba, ha coraggio, rischia quasi sempre, s’è spaccato la faccia due o tre volte perché aggredisce gli avversari e va su tutti i palloni. E’ un calciatore che ha moralità, potenzialità e margini di miglioramento impressionanti».
E ora a cena: «Con i miei figli che sono venuti da Milano: me li godo un paio d’ore e poi via. A casa. Domani ci si allena». Cioè oggi: al centro sportivo di Castel Volturno comincia la preparazione-lampo della sfida degli ottavi di Coppa Italia con la Cremonese. Con un sorriso grande così.
Fonte: Cds