Le partite cominciano prima che l’arbitro sistemi il pallone al centro del campo e ora che il calcio viaggia alle velocità del pensiero, conviene sfruttare anche tempi apparentemente porti per apparecchiare la strategia della tensione agonistica: quando Napoli-Juventus sembra (sembra) sufficientemente distante e invece è già iniziata, Luciano Spalletti prende la parola la sistema nel cuore della vigilia e, potendoselo permettere, parte in contropiede per «scherzare» con Allegri, per cercare di sfuggire a quella «ragnatela» allungata da Torino, appena qualche istante prima, e giocarsela dialetticamente. «Io capisco che per Allegri sia conveniente camuffarsi da comprimario ma la Juve è imbottita di campioni e quindi è impossibile nascondersi dal ruolo di favorita. D’altronde certi investimenti si ripagano giocando per lo scudetto e per la vittoria della Champions. È inutile mettersi il cappello e la barba finta. Non c’è quarto posto che soddisfi la Juventus». Per la serie diciamoci tutto e senza veli, Napoli-Juventus sarà vietata a contorsioni, non può essere catalogata banalmente in un testa a testa tra la prima e la seconda ma va adagiata sul tavolo infilandoci sopra gli ingredienti per arricchirla d’argomentazioni, fossero anche provocazioni. «Allegri dice che io sono buffo e divertente e anche bravo, ma io dico che il migliore di tutti è lui, lo dice il suo palmares e dinnanzi ai risultati che ha ottenuto io mi inchino. Ha vinto talmente tanto che non c’è proprio confronto con me, io faccio parte di un altro livello di allenatore».
STIMA E AMMIRA. Le scorie di sedici mesi fa, le turbolenze di un post-partita sedimentate nell’anima, restano a latere di un’ora e mezza in cui poi verrà fuori altro, le differenze filosofiche, le rispettive visioni del calcio, e che soffocheranno qualsiasi forma di paura. «Non se ne percepirà né in noi e né in loro, perché Napoli e Juve hanno calciatori forti e giocheranno per vincere. Sarà uno spettacolo». E sarà necessario stuzzicarsi, non solo tecnicamente, lanciando nell’aria messaggi subliminali che possano in qualche modo provvedere ad animare una vigilia infinita: «Allegri sposa perfettamente il motto juventino del vincere non importante ma è l’unica cosa che conta. Mentre noi siamo più anema e core, qui ha giocato Maradona e ha mostrato la bellezza del calcio». In quei novanta minuti ci saranno imperfezioni da andare a scorgere, per ritagliarsi un orizzonte che introduca al sogno vero: «La Juve si abbassa ma ci lascerà campo e noi dobbiamo essere bravi nella gestione, pur facendo possesso. Porteremo dentro la partita il nostro lavoro settimanale».
FRECCETTE. Ci sono due anime in questa Napoli-Juventus e quel confronto ideologico va alimentato in anticipo, attraverso espliciti riferimenti alle differenze filosofiche, andando a scavare nel passato e usandolo come manifesto di un tempo che possa diventare urticante per Allegri: «Sarri non ha vinto niente ma qui sento parlare soltanto del suo calcio. E qua c’è stato Benitez, che pure ha conquistato due titoli, eppure ha impressionato meno di Sarri. A volte si lascia il segno con questo».
BASTA VIOLENZA. Ne sono successe di cose nei giorni scorsi, e le immagini degli incidenti sull’area di servizio di Badia al Pino sono ancora lì ad offendere il senso di civiltà di chi, come Spalletti, nel football vede altro e non si fa velo dell’ipocrisia o della diplomazia per schierarsi: «Chi usa il calcio per fare casino deve stare fuori. Vadano altrove, devono stare fuori dagli stadi e lontano dallo sport. Il calcio è dei nostri figli, dei bambini e delle donne, di chi vuole confrontarsi secondo certi valori». Stavolta, non si scherza…
Fonte: CdS