Paolo Di Canio, ex calciatore e commentatore Sky, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de Il Mattino, e ha parlato di Napoli-Juve.
«Solo in Italia una squadra che gioca come la Juve può essere in lotta per un titolo•
Allegri è così, non c’è da stupirsi. Ma in giro vince chi punta sulla bellezza, come fa il Napoli e come in Premier sta facendo l’Arsenal. E per la gara di questa sera ho un solo appello da fare: fateci divertire».
Il Mondiale in Qatar ha premiato chi ha puntato sulla sostanza, però…
«Ma è stato un mondialino, a metà stagione, erba alta. E allora si sono viste tante partite giocate a ritmo basso. Ma in campionato è tutto diverso: sta avanti a tutti chi punta su un’idea di gioco, chi lavora per trovare una identità. La regola è questa… Poi c’è la Juventus».
Non saranno felici…
«Certi atteggiamenti puoi permetterteli solo in serie A perché ci sono, poi, avversari che il gol se lo fanno da soli. E questo Allegri lo sa e quindi per lui quello che conta è difendersi e basta. Ma dove si può accettare una squadra che ha chiaramente come unico obiettivo quello di non prendere gol? Allegri è bravo, fa quello che sa fare, ma in Inghilterra pure l’ultima in classifica come il Southampton o una neopromossa come il Nottingham propongono calcio».
Il Napoli, sotto questo aspetto, dà lezioni?
«Certo, Spalletti ha espresso un gioco da stropicciarsi gli occhi. Poi ci sono state le gare con l’Inter e con la Sampdoria, il calo ci sta quando ti fermi per più di 50 giorni e riparti. Ma lo scudetto è lì, a portata di mano: Luciano ha una grande maestria a insegnare calcio, è stato abile a sistemare uno spogliatoio che era in subbuglio con un presidente che, si sa, interferisce. Ma ora non ripeta certi errori…».
Quali?
«Ho rivisto a Marassi il tigno rabbioso, incazzato e ingiustificato che tante volte ho visto all’Inter e alla Roma. Non sprechi energie con questo genere di reazioni. Se uno è primo, e con merito, accetti pure se gli vengono mossi degli appunti. Gestisca meglio certi momenti di tensione».
Sarà catenaccione Juve?
«La Juve, chiunque giochi a centrocampo, non ha il possesso tra le sue qualità: Locatelli, Rabiot, Paredes sanno fare geometrie semplici, sono abili nella pulizia del passaggio. Ovvio, magari deve puntare a essere meno attendista perché certo Allegri non può portarsi dentro casa uno come Kvara. Perché prima o poi, con lui in area, qualcosa succede. La chiave è Kvara: l’ho visto tornare a fare con la Sampdoria qualche sterzata interessante».
Non è che il Napoli è troppo Osimhen-dipendente?
«L’anno scorso sicuro, ma adesso proprio non mi pare. Certo, nessuno ha la capacità di condizionare, disturbare, preoccupare una difesa come lui. Lo vedi correre da solo per 30 metri, magari pensi che è una fesseria, ma intanto è lì che mette il fiato sul collo al difensore».
È una gara-chiave per lo scudetto?
«Se vince il Napoli e va a 10 punti, difficile pensare a una rimonta della Juve. Considerando poi che ci sono anche Milan e Inter. Ecco, i rossoneri di Pioli sono l’altra squadra che è capace di fare divertire anche se poi, spesso, si perde nelle piccole cose. Il che significa perdere dei punti. Mentre con Inzaghi l’Inter paga sempre gli stessi errori: cambi canonici, ruolo per ruolo, mai un lampo. Il calcio non è metodologia, devi anche andare a sensazione di tanto in tanto».
Quali i meriti di Spalletti?
«Per far integrare così rapidamente un difensore coreano, uno che viene dai campionati minori della Georgia, per trasformare un ex medianaccio come Lobotka in una regista straordinario, vuol dire che hai doti tecniche e umane che non hanno uguali».
Che momento della stagione è?
«Inizia adesso un altro ciclo: perché stanno per tornare le coppe, le big giocano ogni tre giorni e tutte perderanno punti per la strada pensando alla Champions o anche all’Europa League. Ma alla fine verrà premiato chi propone calcio».
Magari, per tornare alla Juventus, paga lo scotto anche dei tanti infortuni?
«Sicuro che sia un prezzo amaro da pagare? Secondo me, è tutto positivo. Perché finché hai una squadra fatta di giovani allora puoi pretendere che diano l’anima, con determinazione, con la grinta, per difendere e basta. Ma non può funzionare a lungo. Quando tornano i big possono mai accettare che l’obiettivo sia solo quello di non subire gol? Possono mai accontentarsi di un record di zero gol in otto partite, quando in almeno quattro è stata soprattutto la sorte a non farti subire delle reti?».
Fonte: Il Mattino