Napoli il pomo della discordia tra Ancelotti e Gattuso

L'avvicendamento sulla panchina azzurra ha segnato il rapporto tra i due

In un freddo 8 dicembre Carlo Ancelotti non sospettava neppure lontanamente che il Napoli stesse per esonerarlo e che quel licenziamento dovesse persino divenire l’aspetto meno doloroso d’una storia a modo suo crudele. Non sarebbe servito il pareggio di Udine per salvarlo, lo strappo si era consumato nello spogliatoio dell’allora San Paolo. C’era nell’aria il sospetto che stesse per succedere qualcosa, ma forse nemmeno Ancelotti credeva fosse possibile. Poi, quarantotto ore dopo, uscendo dal San Paolo con il 4-0 al Genk, Carlo Ancelotti era ormai già l’ex allenatore del Napoli: l’aveva intuito anche lo stadio, con quell’applauso signorile che annunciava l’addio. Non fu tanto l’esonero a fare male, ma il comportamento del sostituto, Gattuso, figlio prediletto del suo Milan che scelse il silenzio invece di una telefonata per una spiegazione su come era andata davvero la vicenda. Se avesse ricevuto le sue spiegazioni, Ancelotti avrebbe capito, in fondo le regole del calcio le conosce molto bene, ma ora silenzio di Gattuso è seguito da un secco “no comment” quando gli chiedono di lui. Eppure, sette mesi prima a maggio, alla cena riservata a Capri per i 60 anni di Ancelotti a cui De Laurentiis invitò il Napoli per intero, l’unico “straniero” di quell’appuntamento di famiglia era stato proprio Gattuso, che con il presidente azzurro ebbe modo di conoscersi e di dialogare. E che poi a dicembre, mentre s’avvicinava alla panchina del mentore calcistico, sfilò via ammutolendo, perdendosi pure in qualche conferenza stampa successiva in riferimenti urticanti sulla condizione di salute della squadra.

Fonte: Corriere dello Sport

 

 

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