Nascita del mio soprannome? Condor mi fu affibbiato da Patrizio Sala, mio ex compagno di squadra che durante un allenamento mi ha dato questo soprannome che mi è rimasto attaccato tutta la vita. Era il 1984. È bello esser ricordati anche con questo nomignolo.
Il ricordo di Vialli e Sinisa. Abbiamo fatto lo stesso percorso sportivo ma in altre squadre. Ci hanno lasciato due grandi figure a livello umano e soprattutto a livello di educazione a livello sportivo. Vialli lo conoscevo meglio, era una persona intelligente e incredibile fuori dal campo. Gianluca sapeva stare in questo mondo, sapeva che nulla era dovuto, ha sempre lavorato duramente per ottenere i risultati che ha ottenuto. Noi dobbiamo ricordarli e ringraziarli per ciò che hanno fatto. Io quando giocavo guardavo gli attaccanti veri come lui e Van Basten. Ho appreso molto da calciatori come Vialli.
Com’è cambiato il ruolo degli attaccanti? Purtroppo negli ultimi 15 anni è cambiato il modo di interpretare questo ruolo. Molti allenatori hanno snaturato la punta con il Falso Nueve o utilizzando due trequartisti con una seconda punta per non dare riferimenti offensivi concentrandosi poco sul centravanti. Nel calcio moderno non si può fare a meno di questo ruolo. La costruzione del gioco senza il centravanti fa mancare quella magia finale che ti porta al gol e che ti fa vincere le partite. Il ruolo non finirà mai, si c’è stata una carenza sicuramente, ma tornerà il suo momento. Anche adesso in Serie A le squadre più forti hanno i 9 veri anche se non sono italiani. Purtroppo la nostra pecca è stata quella di cercare il nome invece di aspettare dei nostri giovani oltre che dedicare vera attenzione ai settori giovanili. Aggiungo che bisognerebbe pescare anche in Lega Pro e Serie D.