C ’è un gran vociare (virtuale): è il termometro d’una ribellione (reale) che parte dai social e atterra ovunque. C’è forse il sospetto, potrà anche essere paura, di ritrovarsi svegli e semmai sudati, ed accorgersi ch’è stato semplicemente un gran bel sogno. E se cinque punti di vantaggio sulla seconda non bastano, non ci potrebbe neanche Freud. Però il problema, nel suo piccolo, esiste, va ben al di là dell’1-0 meritato dell’Inter sul Napoli, non macchia la direzione di gara di Simone Sozza che Edmondo Pinna, il nostro specialista alla moviola, ha giustamente definito «uniforme» e all’inizio «conservativa», né costituisce una zattera per la delusione della gente, semmai una via di fuga dalla amarezza o, peggio ancora, un alibi ambientale: nella insurrezione di massa – i social, la gente – c’è un’idea di calcio nobile, adeguatamente rispettoso d’un talento da salvaguardare. Khvicha Kvaratskhelia è un idolo del nostro tempo, ha la faccia da bravo ragazzo che fa innamorare – a volte – anche gli avversari, e quel dribbling dannatamente irridente che invece fa disperare i difensori: a San Siro, la sua serata è rientrata più o meno nella normalità, s’è ritrovato chiuso in una «gabbia», ha faticato a trovare la chiave del lucchetto, quando c’è riuscito è andato a sbattere contro Skriniar che, in avvio, 13 minuti e 14 secondi, nelle dinamiche un po’ autoritarie del gioco, gli ha rifilato un tackle abbastanza consistente.
Fonte: CdS