Triste. Come lo sguardo di Roberto Mancini quando pensa, o ripensa, a certe cose. «Se n’è andato un 2022 triste, per me molto triste: la morte di Sinisa, la malattia di Gianluca. Queste sono le cose che pesano sul cuore: quelle per le quali non puoi fare nulla. Dopo una delusione sportiva, invece, si può sempre rimediare». Con il c.t. abbiamo guardato per l’ultima volta quel che c’è sotto un cerotto che sta lì da mesi. E parlare di quella ferita finalmente al passato, intrecciando il Mondiale visto da grandi esclusi e il campionato che sta per ripartire, è stato quasi un sollievo.
Ora si può dire: dove potevamo arrivare, in Qatar?
«Troppo facile parlare dopo. Mi ero sbilanciato, ma prima, sull’Argentina perché per Messi, il migliore degli ultimi vent’anni, chiudere la carriera senza aver vinto un Mondiale non sarebbe stato neanche giusto. Ma l’Italia, quando c’è, è pericolosa per chiunque: per questo ho sempre detto che puntavamo a vincere, e oggi dico che ce la potevamo giocare. Anche per provare a vincerlo, sì».
Già che azzecca pronostici: a chi lo scudetto?«Questa è troppo difficile, e dopo 50 giorni di sosta anche di più. Ma il Napoli ha buone possibilità: otto punti di vantaggio e un gruppo collaudato che ha anche aggiunto due-tre giocatori forti».
Poi ne parliamo. In Qatar calcio bruttino, vero?
«Mondiale anomalo, troppo poco tempo per prepararlo: alcune squadre, potendolo fare meglio, avrebbero giocato anche meglio».
Un Mondiale più dei giocatori che del gioco?
«Questo di sicuro. Ma ci sono squadre fortissime che da anni non riescono a vincere: Germania, Belgio, Inghilterra. La Spagna? È anche sfortunata, e come gioco è fra le migliori».
Il Mondiale delle difese, molte più a quattro che a tre: il contrario di quanto si vede in Italia.
«Ultimamente sì: ma penso dipenda più dalle caratteristiche dei giocatori che si hanno che da un’esigenza di stare più coperti».
Il Mondiale spreme i giocatori o li aiuta a stare in forma? Pagherà chi ne aveva di più in Qatar?
«In un Mondiale la pressione c’è sempre e questo è stato anche molto compresso: la puoi accusare, ma è una fatica più psicologica che fisica».
Undici vittorie prima della sosta: Napoli danneggiato dallo stop, o gli serviva?
«Difficile parlare di vantaggio: erano in una condizione psicofisica straordinaria. Ma è anche vero che un momento di difficoltà in una stagione arriva sempre: magari per loro sarebbe arrivato fra novembre e dicembre».
A gennaio il Napoli incontra Inter, Juve e Roma: il campionato si decide già in questo mese?«Diciamo che il Napoli con tre vittorie metterebbe un’ipoteca seria».
Kvaratskhelia ha detto: «Inutile studiarmi con i video».
Lei che era un fantasista: è così?
«Mio figlio Andrea me ne aveva parlato come di un fenomeno già cinque anni fa: aveva ragione. Oggi nel calcio si sa tutto di tutti, ma quando sei forte sei forte: se non ti consentono più di fare certe cose, nei fai altre».
Per Lobotka, uomo chiave, meglio un centrocampo a tre. Però così Spalletti perde un uomo offensivo.
«Il 4-3-3 gli ha dato i risultati migliori: a costo di sacrificare qualcuno».
Oggi per la classifica l’anti Napoli è il Milan.
«Le inseguitrici sono tutte vicine fra loro e tutte in tempo per riprendere il Napoli. Però devono correre tanto e forte».
De Ketelaere è un mistero anche per lei?
«È molto forte. Ma è giovane, dunque gli serve tempo, ed è un belga, ha bisogno di ambientarsi. Pensate al primo De Bruyne al Chelsea: sembrava non sapesse giocare a pallone».
De Ketelaere può fare anche il falso nove?
«Sì, ma mi sembra più una mezzala d’attacco».
Troppo peso offensivo sulle spalle di Giroud?
«Giroud gioca bene e fa giocare bene la squadra: se dovesse avere un problema lui non sarebbe facile. Anche se il miglior Origi può sostituirlo».
Sì, ma le forze nuove latitano: De Ketelaere, Adli, Origi…
«Avere o non avere anche loro al top può cambiare tante cose. Come recuperare Maignan».
Modric, Brozovic e Kovacic: la Croazia del Mondiale. Inzaghi può giocare con Calhanoglu, Brozovic e Mkhitaryan, se riposa Barella?
«Nei primi tre ho rivisto il nostro centrocampo di Wembley, modello “la palla la teniamo noi”. Ma Calhanoglu e Mkhitaryan sono giocatori più offensivi: forse sarebbe un’Inter un po’ sbilanciata».
Il peso del ritorno di Lukaku?
«È mancato molto: l’Inter può averne un grande vantaggio o sentirne la mancanza, se non tornerà quello di due anni fa. Anzitutto fisicamente».
Dzeko-Lukaku: coppia possibile?
«Lukakau svaria, Dzeko si muove tanto, ma gli altri possibili incroci con Lautaro mi sembrano più funzionali».
Lautaro torna da campione del mondo.
«E si sentirà: un Mondiale vinto ti dà una forza unica, a livello di personalità».
La Juve ripartirà da sei vittorie di fila: bastano gli uomini o serve più gioco?
«L’ho vista giocare a volte bene e altre meno. Però ha avuto un sacco di infortuni che, buon per noi, hanno dato spazio a giovani che hanno un futuro in Nazionale».
E che adesso, con Chiesa e Di Maria, rischiano di giocare meno?
«Se quei due stanno bene, è difficile non farli giocare. Ma Allegri ora sa cosa possono dargli Fagioli, Miretti, anche Kean: forze fresche, e gliel’hanno dimostrato».
Le vicende societarie influiranno?
«Il club Juve ha sempre protetto bene la squadra».
Cosa ha insegnato il Mondiale all’Italia?
«Spero che ai giocatori abbia fatto male quanto a me vederlo in tv: credo di sì, sapevano anche loro che avrebbero fatto una bella figura. E sanno che sarà necessario prepararsi meglio per i momenti decisivi delle prossime qualificazioni».
Il Marocco del campionato?
«Forse la Lazio, che non gode di grande credito: gioco diverso, ma ora è più solida dietro. Ma anche la Roma: non la vedo così inferiore alla Lazio».
In Qatar tanto 4-3-3, o comunque tre centrocampisti, impostazione a tre, in quattro o cinque ad attaccare l’area: il calcio dell’Italia di Mancini.
«Una gratificazione, ma giochi sempre in base ai giocatori che hai. Per questo credo che, se ci siamo tutti, il 4-3-3 sia il più adatto per noi, che abbiamo esterni bravi nell’uno contro uno, e terzini di spinta, per creare superiorità. Però, occhio: l’Argentina passava a tre in corsa e noi abbiamo anche abbondanza di centrocampisti, che danno più possesso e aggressività, oltre che giocatori in grado di coprire la fascia e attaccare bene. Quello che serve per un 3-5-2: offensivo, però».
Spinazzola non ancora al top: preoccupato?
«Dopo un infortunio così, ci vuole almeno un anno per tornare quelli di prima: riavere il vero Spina per marzo sarebbe perfetto».
Lo Zaniolo che ha in testa Mancini è simile a Bellingham?
«Ci sta: Zaniolo ha qualità per fare la mezzala, l’esterno d’attacco, la mezzapunta e nelle ultime partite ho visto progressi anche nella capacità di giocare con la squadra».
Galleggiante fra mezzala e esterno alto: in quella posizione ha provato anche Miretti.
«Vero, perché ha quelle qualità».
Il miglior centravanti del Mondiale, Julian Alvarez, non è un centravanti puro: un’evoluzione definitiva del ruolo?
«Il centravanti ideale sa stare in area, va sull’esterno, esce per fare entrare i centrocampisti».
Con un fisico diverso, sperava di averlo trovato in Scamacca?
«Ci spero ancora: giocando con continuità, la Premier ti dà cose che altri campionati non ti danno. Ma noi abbiamo vinto l’Europeo perché la squadra aveva un suo gioco, non per i gol di un centravanti. Che semmai era adatto a giocare in quel tipo di squadra: Immobile».
Raspadori non titolare fisso la preoccupa?
«È migliorato anche così, si è visto contro Inghilterra e Ungheria: giocando non sempre ma ad alti livelli, per vincere, gli è cambiata la mentalità».
Può cambiare anche il suo ruolo, mezzala offensiva?
«Ci penso da sempre: perché è un giocatore offensivo, ma corre tanto e sa dove e come correre».
Qualche nome dallo stage di dicembre?
«Cittadini, che ora ha bisogno di giocare in A, Faticanti, Fazzini e Oristanio del Volendam: a giugno era indietro, in sei mesi giocando titolare in Olanda è migliorato tanto. Ma mi hanno fatto una buona impressione tutti, anche quelli della Serie B».
Cosa chiede a questo 2023?
«Che non porti niente, ma non tolga più niente a nessuno, a proposito di tristezza. Semmai restituisca a Chiesa e Zaniolo, perché sia il loro anno: dopo l’Europeo praticamente non li ho avuti, con loro e il gruppo al completo possiamo ricominciare davvero a fare bene. E magari una cosa il 2023 ce la porti, la Nations League di giugno: dipende da noi, le chance ci sono. E non sarebbe male…». Fonte: Gasport