CdS: “JUVE ECCO LE PROVE”. Plusvalenze teorema Chinè tutti i dirigenti che sapevano

Negli appunti di Cherubini critiche e accuse all’ex dt Paratici

La morsa si è fatta doppia. La Juve non solo attende che dal Gup venga fissata la data per l’udienza preliminare, appuntamento che coinciderà con una nuova istanza relativa alla competenza territoriale (il club bianconero chiede di essere giudicato dal Tribunale di Milano o in subordine da quello di Roma e non da quello di Torino), ma proprio in questi giorni ha registrato il nuovo attacco da parte della Procura Federale. Di giovedì, infatti, la notizia del ricorso per revocazione parziale della decisione della Corte Federale di Appello a Sezioni Unite dello scorso 27 maggio da parte di Giuseppe Chinè, proprio in virtù di tutti quegli elementi ritenuti nuovi e decisivi appresi dallo studio degli atti ricevuti dalla Procura di Torino: oltre 14mila pagine che non erano disponibili prima della notifica di chiusura delle indagini preliminari. E che quindi potranno permettere la riapertura del processo relativo al caso plusvalenze (per la Juve e altri 8 club, con 52 dirigenti coinvolti complessivamente), oltre che di un nuovo procedimento disciplinare sportivo. E nelle 106 pagine del ricorso per revocazione compaiono tutti quegli elementi che secondo Chinè cambierebbero sensibilmente le condizioni rispetto al processo sportivo di inizio anno, a cominciare da quelle intercettazioni già rese famose in precedenza dal lavoro della stessa Procura di Torino, riguardanti praticamente tutte le figure apicali del mondo Juve nel 2021 dopo le ispezioni della Consob.

 

ELKANN. Non è indagato né dalla Procura di Torino né da quella Federale. Ma John Elkann, ceo di Exor, rientra in questo quadro tra chi era a conoscenza del sistema ipotizzato da Chinè. Nel mirino l’ormai famosa telefonata del 6 settembre 2021 (ripresa anche dal ricorso della Procura Federale) con Andrea Agnelli, lui tra gli indagati sia sul piano sportivo che giudiziario. Secondo Chiné, questa telefonata dimostrerebbe che dell’eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze «tutto l’assetto societario, anche ai livelli più alti, ne sia a conoscenza». Evidenziando, tra gli altri, questo passaggio di Elkann che risponde ad Agnelli: «[…]sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, […]si sono allargati, ci sono tutta un serie di operazioni che loro hanno fatto». Ottenendo come risposta: «[…]esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto!»

AGNELLI (E ARRIVABENE). Presidente della Juventus, indagato sia dalla Procura di Torino che da quella Federale, che già ad aprile chiese per lui 12 mesi di inibizione quando arrivò invece l’assoluzione. Centrale il ruolo di Agnelli secondo Chinè, essendo a conoscenza di tutto quanto come emerso a più riprese negli atti. La tesi della Procura Federale si rafforza ad esempio con la telefonata con Maurizio Arrivabene del 3 settembre 2021, al quale Agnelli riferisce: «Sì ma non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene! […]Perché noi abbiamo due elementi fondamentali: da un lato il Covid, ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti […]e soprattutto la merda…perché è tutta la merda che sta sotto che non si può dire». Con Arrivabene che risponde: «Sì… no, infatti lo so…ne sono al corrente e non si può dire!». A proposito dell’attuale ad bianconero dimissionario, va sottolineato come all’epoca dei fatti contestati fosse invece solo un membro del CdA, per il quale Chiné chiese come per tutti gli altri componenti 8 mesi di inibizione, ottenendo l’assoluzione.

PARATICI E CHERUBINI. Nel mirino poi c’è anche o soprattutto un ex dirigente bianconero come Fabio Paratici, indagato sia dalla Procura di Torino che da quella Federale. All’epoca capo dell’area sportiva, per lui Chiné aveva chiesto la pena maggiore: 16 mesi e 10 giorni di inibizione, anche per lui arrivò l’assoluzione. Proprio Paratici sarebbe stato individuato anche internamente al club bianconero come il principale artefice di quel sistema legato alle presunte plusvalenze artefatte, di lui si parla spesso ed è Federico Cherubini a più riprese ad aver evidenziato i rischi legati alla sua gestione. «Era peggio prima dove io vedevo che Fabio se si svegliava la mattina e aveva mal di testa o beveva un bicchiere poteva firmà 20 milioni senza dirlo a nessuno. Quello era pericoloso», confidava l’attuale ds a Stefano Bertola nell’intercettazione ambientale del 22 luglio 2021 al ristorante torinese Cornoler. Proprio Cherubini non è tra gli indagati dalla Procura di Torino ma risulta tra quelli dell’inchiesta sportiva, per lui Chinè aveva chiesto un’inibizione di 6 mesi e 20 giorni ottenendo invece l’assoluzione. Fuori dagli indagati della Procura Federale invece Bertola, ex responsabile dell’area finanziaria del club bianconero, ma tra coloro che hanno ottenuto la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Torino.

 

Fonte: CdS

 

 

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