Al di là dei segni delle sconfitte nelle ultime due amichevoli, perché Spalletti non perderebbe neanche a briscola e qualcosa come ha detto lui stesso va di certo registrata, una cosa è certa: il gruppo è unito come mai. Impressione certificata anche dalla cena di Natale voluta giovedì da Di Lorenzo, il capitano, nonostante il club avesse deciso di non organizzarla per una serie di motivazioni spiegate da De Laurentiis al gruppo (innanzitutto la prevenzione del Covid). Avrà di certo fatto morale, per usare il gergo; sarà di certo servita a lavare le tracce della figura un po’ così rimediata con il Lille ma giustamente perdonata dalla gente del Maradona: sembrava di assistere a una delle serate di calcio estivo di Castel di Sangro, quando la squadra non riusciva ancora ad esprimere quei concetti, il potenziale e quella potenza sprigionata sin dalla prima a Verona. Meglio andarci cauti con i giudizi quando c’è di mezzo il Napoli. Meglio aspettare: Spalletti, del resto, ha gestito soste ben più lunghe in Russia e poi ha vinto con lo Zenit. Sono fatti, è negli almanacchi e al diavolo la scaramanzia. O forse no.
Fonte: CdS