L’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo e legale del Calcio Napoli, in un’intervista spiega la situazione delle plusvalenze, riaperto ieri sera dalla Procura Federale.
Avvocato Grassani, in cosa consiste il ricorso della procura federale? «Si tratta di un ricorso per revocazione, ossia dell’unico strumento che consente la riapertura di un procedimento su cui si è formato il giudicato. L’art. 63 del Codice di Giustizia Sportiva prevede che tutte le decisioni degli organi di giustizia sportiva, anche definitive, possano essere impugnate in presenza di determinati presupposti previsti in maniera tassativa»
E quali sono questi presupposti? «Circostanze straordinarie quali l’emersione della falsità di prove utilizzate nel giudizio, l’omissione di fatti decisivi ai fini della decisione sopravvenuti dopo il processo o che non potevano essere conosciuti, un errore di fatto commesso dal giudice».
E in questo caso cosa ha invocato la procura federale? «Nelle 106 pagine del ricorso, la Procura Federale ha riproposto ampi stralci del materiale trasmessogli dalla Procura della Repubblica di Torino, sostenendo che, ove gli elementi emersi dall’indagine penale fossero stati conosciuti agli organi di giustizia, il procedimento avrebbe avuto un esito diverso».
Quindi in sostanza è stato riproposto il contenuto dell’atto di deferimento originario? «Rispetto al procedimento originario, che si concluse con il proscioglimento di tutti i deferiti, mancano Napoli e Chievo, così come i loro dirigenti, perché le operazioni contestate ai due club non interessavano la Juventus. Dovranno tornare invece alla sbarra tutti i club e i dirigenti che hanno fatto affari con i bianconeri, e dunque Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Pescara, oltre al Novara che ha cessato l’attività. Per quanto riguarda il contenuto, nella sostanza le contestazioni sono le medesime: l’elemento di novità è che la procura federale – a fronte delle due decisioni precedenti, di proscioglimento di tutti gli incolpati sul presupposto dell’inesistenza di criteri oggettivi per la valutazione dei calciatori – ritiene di aver rinvenuto la cosiddetta “pistola fumante”, ovvero la prova che i valori attribuiti ai giocatori non fosse ro ancorati esclusivamente a valutazioni tecnico-sportive, ma assolvesse ro alla finalità di “aggiustare” i bilanci. La “pistola fumante” consiste, ovviamente, nelle intercettazioni – telefoniche e ambientali – captate dalla procura della Repubblica di Torino e trasferite all’organo inquirente federale, nonché in alcuni documenti rinvenuti in occasione degli accessi presso gli uffici del club bianconero».
Come si svolgerà il procedimento? «La Corte Federale d’Appello, organo di unico grado per questo tipo di procedimenti, fisserà un’udienza, non oltre fine gennaio – inizio febbraio, all’esito della quale adotterà la decisione – che sarà definitiva – di sanzionare o meno i dirigenti e i club coinvolti».
E quali sono i rischi? « È difficile fare una previsione, perché nel ricorso non sono specificate le richieste sanzionatorie. La Procura Federale potrebbe non discostarsi dalle conclusioni già rassegnate in occasione del precedente procedimento, che consistevano in ammende, anche pesanti, a carico dei club, e pesanti inibizioni per i dirigenti, ma potrebbe anche chiedere sanzioni più gravi. Quanto sopra, però, a condizione che si entri nel merito, essendo preliminarmente necessario che l’organo di giustizia dichiari l’ammissibilità del ricorso».
Ed è possibile che ciò non avvenga? «Personalmente, da una prima lettura del ricorso, sono molto perplesso rispetto alla sussistenza delle condizioni necessarie previste dall’art. 63 del Codice di Giustizia Sportiva affinché possa promuoversi un giudizio per revocazione che, per definizione, costituisce un mezzo di impugnazione straordinario. Sarà certamente una bella battaglia in aula in punto di diritto».
Fonte: CdS