Gli azzurri fanno sognare, anche dalla finestra di un carcere

Napoli da capitale del regno delle due Sicilie a città denigrata e tartassata da problematiche antiche. Oggi, grazie alla nostra squadra del cuore, prepotentemente reclama riscatto, diventando un modello da imitare in tutto il vecchio continente. Gli stereotipi pizza, spaghetti e mandolino non sono più all’ordine del giorno. Gli inni da incitamento al Vesuvio, le ingiurie di colerosi e camorristi ci fanno solo sorridere; la capacità manageriale e la visione futuristica del sistema calcio del nostro conterraneo Aurelio, oggi, rappresentano un modello da imitare e stanno facendo il giro del mondo.
Negli ultimi decenni le società di calcio del nord sono state protagoniste, ma sotto l’aspetto economico finanziario hanno adottato strategie fallimentari, facendo sprofondare il mondo del calcio in una crisi profonda.
Il calcio Napoli, invece, in una fase così delicata per il settore a livello globale sta dimostrando che con la competenza e una classe dirigente lungimirante il popolo napoletano può sognare di ritornare ai tempi del Dio del calcio. A differenza di quasi tutte le metropoli europee Napoli ha una sola squadra di calcio, chi conosce la nostra città, sa bene che per i napoletani il calcio non è solo uno sport ma una fede una passione profonda che riesce ad attenuare tutte le problematiche che ci attanagliano.
E se Diego vorrà, quest’anno potremmo rivivere le emozioni indelebili che ci hanno reso felici negli anni 80′. Anche se cosi non fosse, imperterriti continueremo a gridare forza Napoli sempre.
Antonio, Francesco, Cristofaro, Terence, Luigi,
Marco, Giovanni, Nicola, Antonio
(dalla finestra del carcere di Secondigliano)
da Il Mattino
CalciocarcereNapolisecondigliano
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