Quattro anni e dieci mesi di reclusione: è la pena che la Procura distrettuale antimafia di Napoli chiede per il calciatore del Monza Armando Izzo, già indagato nel 2016 con le accuse di concorso esterno e frode sportiva nell’ambito di un’inchiesta sulle opacità nei rapporti tra calcio e camorra.
IN AULA
Calcio e camorra. Nell’aula del palazzo di Giustizia intitolato ad Alessandro Criscuolo la parola va alla pubblica accusa: a sostenerla è il sostituto Maurizio De Marco, titolare di un’inchiesta scootante: quella che ipotizza presunti contatti con la camorra di Secondigliano e Scampia, in relazione all’ipotesi di combine nel corso di due partite di campionato disputate in serie cadetta (serie B) nel 2014: Modena-Avellino e Avellino Reggina. Nato calcisticamente nelle giovanili del Napoli, Armando Izzo passò poi al Genoa e al Torino e indossò anche la maglia della nazionale italiana.
Ma torniamo alla requisitoria. Il pm De Marco ha chiesto ai giudici la condanna di izzo per concorso esterno all’associazione camorristica nota come Vanella Grassi di Secondigliano, oltre che per frode sportiva.
L’ACCUSA
E così, a poco meno di dieci anni dai fatti contestati, volge al termine il processo che dovrà stabilire se il difensore napoletano abbia o meno avuto un ruolo nel favorire uno dei clan di camorra di Secondigliano, peraltro tra i protagonisti della faida infinita nell’area nord, favorendo due combine nel corso delle partite di campionato, onde favorire i risultati scommessi dalla cosca. Almeno in una occasione nel 2014 – in occasione di Modena Avellino – avrebbe simulato un infortunio per non giocare il match sul quale gravavano gli interessi dei clan di Scampia: per la cronaca, la partita termino 1-0 per gli emiliani.
LA DIFESA
Difeso dai penalisti Stefano Montone, Rino Nugnes e Alfredo Capuano, Izzo in aula ha ammesso di aver simulato un risentimento muscolare, pur di non trovarsi in difficoltà, pur di rimanere fuori da un match su cui la camorra aveva piazzato i propri artigli: «Ho simulato un infortunio – disse Izzo – in realtà, ho simulato per non essere coinvolto in una combine».
Secondo il pm alcuni camorristi avrebbero messo a disposizione 200mila euro e ne avrebbero consegnato una parte, 30mila, al calciatore Francesco Millesi tramite l’ex giocatore Luca Pini. Millesi avrebbe utilizzato tale somma per corrompere altri giocatori.
Fonte: Il Mattino