Ha allenato sia Maradona che Messi. «Due persone squisite, diverse anche calcisticamente perché Diego resta unico». Fernando Signorini è stato il preparatore atletico di entrambi, con Maradona ha lavorato per oltre dieci anni, con Messi soltanto durante il Mondiale sudafricano del 2010. «Conservo un ricordo meraviglioso di quel periodo, che poi è stato l’unico momento che li ha riuniti. Diego lo coccolava, si sentiva quasi un padre, lo stimolava, lo incitava, credo gli abbia insegnato molto, lui era ancora più timido di quello che sembra oggi».
In Qatar Messi si è maradonizzato. Vero? «Per niente. È avanti con gli anni, all’ultimo Mondiale forse, quindi ha tanta esperienza in più rispetto agli anni passati. Poi quando si vince, si pensa solo positivo. Avrei voluto farvi leggere cosa hanno scritto e detto tutti dopo la sconfitta contro l’Arabia: Messi era un piatto freddo, non cantava l’inno, appesantito… Noi argentini siamo banderas (bandiere, ndr): andiamo dove gira il vento».
Però ha accompagnato l’Argentina in finale. «Sta disputando un ottimo campionato ma dire che è sui livelli di Maradona è da pazzi. E non sottovalutiamo il modesto valore degli avversari: si è rischiata una finale tra Croazia e Marocco. Dove sono finite Spagna, Germania, Italia, Belgio, Brasile? È un Mondiale deludente, oltre che sbagliato nella formula: le big non dovrebbero mai mancare. È come se a Wimbledon fai giocare le qualificazioni a Federer, Nadal e Djokovic».
La nazionale di Scaloni è sopravvalutata? «Non discuto il valore tecnico. Ma a livello di immagine l’Argentina in finale è una contraddizione enorme rispetto al fallimento che stanno vivendo tutti i club. Il nostro calcio è in crisi profondissima, nessuno ne parla, tutto va bene perché adesso c’è da vincere la Coppa».
Siamo quasi ai livelli del 78? «Con le dovute proporzioni, direi proprio di sì. Si usò la vittoria di quel Mondiale per nascondere le nefandezze della dittatura militare. Ci sono ragazzi che si sono suicidati perché non sono stati scelti dalle società, c’è un Paese che vive il dramma della mortalità infantile dovuta alla povertà, la corruzione è tornata ai massimi livelli, la gente non ha soldi: chi ne parlerà se l’Argentina dovesse trionfare?».
È il potere del calcio? «È il potere di chi governa il calcio. Il Mondiale del Qatar ha fatto diventare più stupidi gran parte dei tifosi, anche gli argentini. Non riesco a comprendere come si possano chiudere gli occhi su quanto accade da noi solo in nome e per conto di una partita di calcio».
Ha immaginato Diego in Qatar? «Voleva costituire il sindacato mondiale dei calciatori 30 anni fa per opporsi alle scelte della Fifa. Oggi avrebbe denunciato i morti sul lavoro in Qatar e non sarebbe sceso in campo».
Il Mattino