« Noi napoletani….»: dodici anni, messi in fila, fanno praticamente una vita o comunque un tratto identitario. E quella luce che illumina lo sguardo, quel sorriso che spacca il video, renderebbero già l’idea di cosa Napoli abbia rappresentato per lo slovacco Hamsik, se poi non irrompesse quella goccia di miele che sgorga naturale da un vissuto ch’è rimasto dentro, ma senza un filo di retorica. «Io sono uno che non ama chiacchierare tanto…». E che sa esprimere se stesso evitando di parlarsi addosso, pescando tra i propri ricordi e rimanendoci con quell’espressione tenera da bravo ragazzo (ormai trentacinquenne) che non conosce fughe dalla sincerità neanche dinnanzi alla telecamere di Dazn.
«Ho sempre detto che amo Napoli e l’amerò per sempre. Mi ha dato tanto e io ho speso 12 anni volentieri lì, anche se non è semplice per noi calciatori muoversi in città. Anche io a volte non ce la facevo più e….mi arrabbiavo, ci sta, anche i tifosi devono capire che non è semplice per noi, ma lo accettiamo, quello è il loro amore».
E la sua Napoli è un album nel quale ci sono foto che non potranno ingiallire . «Mi voleva Allegri al Milan, nel 2012; poi Mazzarri all’Inter; poi la Juventus, ci fu qualche telefonata con Pavel, ma era impossibile, non ho mai avvertito l’esigenza. Io con De Laurentiis ho avuto un rapporto sereno, mai litigato. Ho rinnovato per cinque volte, mi ha sempre dato quello che volevo, ero felice io e lo era la mia famiglia. Non ci fosse stata la Cina, non sarei andato via ed avrei chiuso lì la mia carriera».
Che, inaspettatamente, è decollata in questo scorcio, in vista del passo d’addio, in Turchia, con quello scudetto che ha colmato un vuoto e scacciato via rimpianti . Il Marek che «bagna» Napoli è un’onda tenerissima : dodici anni tra progressioni fantastiche e capolavori condivisi in un simil-tridente da favola («io, Lavezzi e Cavani tra i più forti che ci siano mai stati»), che adesso l’ha conquistato con quegli scugnizzi a cui ha lasciato l’eredità («è strano vedere il Napoli senza Koulibaly, Insigne e Mertens, ma il club ha dimostrato la propria competenza prendendo Kim, Osi e Kvara, che è tra i migliori al mondo»); un’epoca pieni di sogni («Mazzarri diede un’identità forte; Sarri ha lasciato il segno in me che preferisco Guardiola, perché per tre stagioni abbiamo giocato sempre a due tocchi, anche in allenamento, e se non succedeva il mister fumava 50 sigarette; e Benitez è un grande che ha portato calciatori di spessore»); è una storia che, chi può dirlo?, non finisce qua: «De Laurentiis m’ha detto di fargli sapere quando finisco, per parlare del futuro. E se mi chiamasse sarebbe difficile dirgli di no. Chiudere la carriera al Napoli? E perché no!» Perché si torna sempre a casa, per ora con i pensieri, a quel 2018 che fece male e che però adesso: «Non si dice…ma sono partiti fortissimi, stanno devastando tutti in campionato». La storia, è un attimo, forse di più, e Maradona oscura chiunque: «Il più grande, per noi napoletani». Hamsik è uno stato dell’anima.
Fonte: Cds