Dopo Raspadori sulla trequarti, ora mister Spalletti studia Ndombele. Ha avuto difficoltà di inserimento (18 presenze che in realtà sono 737′), ha dovuto industriarsi a fare da controfigura di Anguissa o di Zielinski, mentre adesso sa di sé, trequartista di un 3-4-2-1 che in realtà ha avuto un senso per dar respiro ai giovani, aggiustandoli per quel che il Napoli poteva. Ma anche Ndombele, con il Raspadori che sembra un «8» ma che si comporta da «9», che in realtà è varie cose, costituisce l’espressione plastica dell’innovazione o della ricerca continua, di quegli esperimenti che in ritiro vanno inseguiti. Perché dal 4 gennaio, poi, non ci sarà più tempo, se non di riflettere e di intervenire – eventualmente – dialetticamente, sfruttando le partite con quel che si ha: due moduli in più, in realtà appartenenti allo stesso ceppo e dunque interpretazioni dei vari momenti, possono aiutare a starsene a guardare le stelle o quella cosa lì che per pudore (?) ancora nessuno ha pronunciato nel Napoli e nei dintorni. Però è per arrivarci che lavorano, ovviamente.
Fonte: CdS