C ’è stato un tempo – sembra passata un’eternità – in cui dietro gli occhialini da «professorino», un’ingannevole forzatura, si nascondeva lo sguardo perso nel vuoto, l’espressione un po’ estatica d’un «eroe moderno», mite e visibilmente buono. E c’è stato un Napoli che gli è appartenuto per davvero, perché gli idoli non vengono scelti per caso, e Marek Hamsik è sem pre apparso come uno di loro, l’espressione dolce di una città incontrata casualmente e poi mai realmente perduta … «Napoli per me è una seconda casa». In quei dodici anni – 520 partite e 121 gol – che adesso sfilano dinnanzi agli occhi, Hamsik ne ha vissute tante e alcune pure indimenticabili: però viaggiando in questa immensità, tra sfide e sogni smarriti, quei tre scudetti che ha accarezzato per davvero (uno con Mazzarri da lontano; due con Sarri visti da vicinissimo, quasi in sequenza) restano adagiati tra le bellezze del proprio passato nel quale brillano le due Coppe Italia e la Supercoppa. «Ma adesso mi auguro che questa sia la stagione giusta».
Antalya, chi l’avrebbe detto?, diventa il luogo dell’anima e Hamsik e il Napoli hanno avuto modo di starsene un po’ assieme, con riservatezza, durante queste giornate trascorse a fianco a fianco in un resort che dà spazio alle rievocazioni attraverso i canali social d’un club dal quale «il capitano» non si è è mai ser i amente staccato.
«Sono slovacco ma ho vissuto per 12 anni con il Napoli. A chi non piace questa squadra? Sta facendo cose straordinarie. Tutti lo seguono, lo invidiano, speriamo che riescano a mantenere questo passo fino alla fine».
Casa Hamsik, tra Castel Volturno e il «Maradona», è stato un «angolo» fantastico, prima che la Cina lo sradicasse da se stesso e il Trabzonspor gli regalasse una delle soddisfazioni più grandi che un calciatore possa inseguire. «In Turchia ho finalmente vinto uno scudetto, che al mio club mancava dopo 38 anni». Al Napoli, prima di andar via, essendo un amico, consigliò Lobotka, che per una stagione e mezza ha rappresentato il tormento economico-calcistico-finanziario e che poi è diventata estasi stilistica di cui Hamsik si compiace. «Lobo è un giocatore importantissimo, dall’anno scorso si sta vedendo che la squadra non gira quando non c’è. E questo vale anche per la Nazionale. Senza di lui la squadra non ha equilibrio, calciatore importantissimo ovunque».
Fonte: CdS