Chiariello: “Dire che bisogna difendere la Juventus per salvare il calcio italiano è un modo scorretto di porre la questione”

Umberto Chiariello, giornalista, ha parlato nel suo editoriale a Radio Napoli Centrale, alla trasmissione Un Calcio Alla Radio.

Negli anni in cui ero giovane, uno dei film che fece tendenza e creò una generazione di ‘mostri’ fu Amici miei. Se devo dire quali sono i film di formazione che hanno costruito una generazione, io ne indico quattro degli anni ’70: Malizia, Jesus Christ Super Star, il personaggio di Fantozzi e Amici miei. Quest’ultimo ha creato una generazione di ‘mostri’ perché si provava ad emulare i protagonisti, come gli schiaffi alla stazione al treno quando Tognazzi colpisce il figlio che dice: “Papà ma quando cresci?”. Non avrei immaginato che il Conte Mascetti avesse creato un neologismo che conosciamo tutti, che è diventato del linguaggio comune, che è stato il perno della vicenda Juventus: quando dico che ho certezza che la Juventus non ha fatto le cose per bene, non lo faccio da giustizionalista, ma perché ho delle convinzioni evidenti su quello che hanno fatto con le plusvalenze, ciò che hanno fatto con gli stipendi ce lo dirà la Procura. Ci sono le intercettazioni e qual è il termine utilizzato dai dirigenti della Juventus beccati? La supercazzola. Si rideva da matti, era meravigliosa, un neologismo che il cinema che sta ad indicare una frase priva di alcun senso logico, pieno di parole inventate al momento, spesso usata per imbrogliare la persona a cui la si pronuncia. Lo si fa per ridere, ma non in questo caso. Nelle intercettazioni, Stefano Cerrato il CFO parla di uno scambio tra Akè e Tongya, con Cerrato che ammette: “Tanto la Consob la supercazzoliamo”. Andando a guardare il bollettino degli acquisti più costosi d’Europa, Arthur è il più costoso d’Europa di quell’anno in cui ci fu lo scambio con Pjanic. Cerrato si pose il problema, dicendo di dover dare un senso e disse: “Penso che sarebbe opportuno dargli un riferimento di principio contabile o di qualcosa, cioè io posso supercazzolarli in modo più raffinato?”. Stefano Bertola, ex direttore finanziario della Juventus, in un’intercettazione del 21 luglio 2021 raccolta dai magistrati che guidano l’inchiesta, in oltre 3 ore di conversazione con Cherubini che è rimasto alla guida dell’area tecnica, Bertola in un ristornate del centro, al Cernoler, parlando del libro nero di Paratici trovato da Cherubini, quest’ultimo dice di “aver spinto troppo in là la strada lecita” e Bertola ammette: “È una situazione peggio del 2006, ci siamo fatti male da soli”. Queste sono intercettazioni agli atti, pensate sia vero ciò che dice Gravina che manda messaggi ‘mafiosi’? Non è mafioso lui, sia chiaro, ma messaggi che mandano a dire ‘state attenti, non sparate sulla Juventus che poi vi ricade addosso’. Gravina non si arrabbia per il calcio italiano che perde di credibilità, ma si arrabbia Tebas che chiede un risarcimento come ha fatto con PSG e Manchester City. Dire che bisogna difendere la Juventus per salvare il calcio italiano è un modo scorretto di porre la questione. Non voglio l’abolizione della Juventus, né voglio vederla morta, sono convinto che sia un patrimonio del calcio italiano, ma proprio perché è la Juventus non accetto che ci siano sconti, se ha sbagliato deve pagare e non accetto che si possano fare sconti in nome del ‘così fan tutti’. Che la Juventus debba esserci, ripartire e giocare per vincere sì, ma in maniera sana. Nessuno vuole la scomparsa della Juventus se è sano di mente, ma nessuno può pretendere che si metta nuovamente polvere sotto al tappeto, perché questa volta la casa è allagata”.
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