Vio, prep. atl.: “Nel caos, la nota positiva è il recupero degli infortunati”

Valter Vio, preparatore atletico con una lunga lista di squadre di Serie A, formazioni estere e allenatori prestigiosi nel curriculum: come si fa a fermarsi adesso e riprendere il campionato a gennaio come se nulla fosse?
«Eh, un bel caos ».
Appunto. «Avremo due situazioni molto diverse: i giocatori che tornano dal Mondiale e quelli che restano a casa. Quindi, due gruppi che avranno bisogno di lavorare in modo differente. Aggiungiamoci gli infortunati e i gruppi possono diventare addirittura tre ».
Diverse squadre però non hanno molti uomini in Qatar. «E per loro sarà più semplice. Ma non troppo. Resta il problema del mantenimento della condizione in una pausa di oltre un mese e mezzo. Il calcio non funziona come altri sport in cui puoi permetterti di selezionare un paio di obiettivi e puntare a essere al top in quei momenti. Devi restare a un buon livello di condizione per l’intero periodo agonistico».
Quindi? «Quindi si modifica la cosiddetta periodizzazione e si porta avanti di fatto un nuovo ciclo di preparazione molto simile a quella estiva classica. Parliamoci chiaro: a gennaio sarà come cominciare un altro campionato ».
Non per tutti, però. «Quasi. Chi torna dal Mondiale di sicuro non avrà bisogno di lavori particolari, perché non avrà mai smesso di allenarsi e giocare. Specialmente i calciatori di squadre che arrivano ai turni finali. Però, mentre gli altri porteranno avanti quella preparazione bis di cui parlavamo, loro avranno bisogno di staccare una decina di giorni. Il logorio in Qatar sarà soprattutto mentale. Ci si rimette in sesto rapidamente, tuttavia: si tratta in gran parte di gente abituata a ritmi da Champions League, perfettamente in grado di giocare due volte a settimana».
Parliamo di preparazione fisica, essenzialmente. «Sì, dato che non è utile ripartire con le esercitazioni tattiche quando al campo ti ritrovi con pochi uomini, che magari neppure giocano sempre. Per le sedute complete si aspetterà di essere a ridosso della ripresa ».
Tutto questo ha almeno un aspetto positivo? «Dato che si riparte da zero, i tanti infortunati avranno il tempo di recuperare. Credo che molti abbiano ragionato in questo modo, in estate: intanto facciamo una preparazione non troppo pesante per arrivare fino a novembre e rinviamo alla sosta, invece, l’impegno fisico maggiore. Questo può anche avere avuto un ruolo nell’aumento del numero di infortuni. Naturalmente ci sono anche altri fattori e lo dimostra il Napoli che va a mille dall’inizio: contano l’atteggiamento, la fiducia, l’età dei giocatori, il modo in cui si affrontano le partite. Le squadre di spessore non vanno sempre a tutta, sanno quando è il caso di rallentare».
Da gennaio in poi che Serie A vedremo? «Più intensa. Non ci sarà spazio per recuperare e tutti cercheranno di partire forte».
Alla ripresa, saranno maggiormente in forma i giocatori del Mondiale o quelli che sono rimasti a casa? «Sicuramente quelli del Mondiale, che hanno continuato a giocare e si sono allenati specificamente in base alle singole esigenze. Agli altri non gioveranno granché le amichevoli. Certo, si alleneranno e potranno migliorare forza, resistenza e quant’altro, ma mancherà loro sempre l’abitudine al ritmo e alla tensione della partita ».
All’inizio del campionato si vedevano squadre che volavano e altre che camminavano. È plausibile che, di fronte a una stagione anomala, diversi preparatori abbiano seguito strade diverse? «Di certo sono state applicate strategie divergenti. Alcune squadre hanno lavorato molto con il pallone per entrare subito in forma, tanto a novembre si ricomincia da capo. Altre avranno scelto una preparazione più generale, adatta a recuperare le qualità perse durante le vacanze. In questo modo però ti serve più tempo per arrivare al massimo della condizione. Di qui le differenze di velocità e rendimento. Chiaro che non puoi mai essere sicuro del risultato».
Un altro problema potrebbe essere il cambiamento dei metodi di preparazione tra club e squadre nazionali. «Non credo. Ormai si tende ad assicurare a ogni calciatore il tipo di lavoro a cui è abituato. E al Mondiale si gioca così spesso che resta tempo giusto per lavori di defaticamento ».
In base alle caratteristiche della squadre, a chi gioverà la sosta? «Sono penalizzati quelli che stavano andando bene. Napoli, Juve. Quest’ultima però avrà un vantaggio: l’opportunità di recuperare gli infortunati. Per chi ha tanti giocatori fermi, lo stop è una fortuna».
CdS
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