La monotonia della grandezza. Luciano Spalletti ne ha vinte undici una dietro l’altra. Di gare vere. Non di quelle virtuali, quelle alla Playstation o alla Xbox. Tutte in serie A. Con il Paris St Germain, il Napoli è l’unica squadra imbattuta nel proprio torneo tra quelli più importanti d’Europa. Ma Lucianone ha fatto una cosa che non è riuscita mai prima di adesso a nessun altro in azzurro. «È il mio Napoli migliore», ha sentenziato Aurelio De Laurentiis. Non ce ne voglia il patron. Poteva anche non sbilanciarsi. Lo dicono i numeri. A nessun altro galattico mister venuto da ogni angolo del sistema solare (compresi Ancelotti e Benitez) qui è riuscita una partenza di questa portata: 41 punti nelle prime 15 partite. Spalletti va a braccetto con la storia, la prende e la fa a brandelli. E per sistemare una volta e per tutte il gap anche emotivo con il Napoli più amato di tutti i tempi (recenti), quello di Sarri, straccia anche il primato che quella squadra mise a segno nella stagione 2017/2018 che, dopo 15 partite, aveva collezionato 38 punti (l’unica sconfitta con la Juventus proprio alla 15esima). C’è dell’altro: i punti totalizzati nell’anno solare dal Napoli di Spalletti, capace in 34 partite di campionato di raccogliere 25 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte. Nessuna squadra ne ha totalizzati di più nel 2022. Solo nel 2016 con Maurizio Sarri in panchina la formazione partenopea è riuscita ad ottenerne una quota maggiore: 82 punti ma scendendo in campo in 5 occasioni in più (39 match invece di 34).L’arroganza della matematica: tanto prima o poi cadrà. Ma perché dovrebbe fermarsi il Napoli? Quando dai via pezzi di te stesso come Insigne, Mertens, Ospina e Koulibaly e vinci sempre, vuol dire che hai realizzato qualcosa di maestoso. Siamo il popolo dei numeri applicati alla sfera rotonda, che non ha lati per fare calcoli. E questo Spalletti lo sa. Undici vittorie di fila è come giocare a Risiko da soli. E non è un caso che questo sia il record di tutti i tempi: meglio del Napoli di Sarri che si fermò nella notte di Inter-Juventus e dello scudetto perso in albergo (non aveva tutti i torti); meglio quello di quello di Ottavio Bianchi (87/88) che interruppe la sua corsa il 1 maggio contro il Milan al San Paolo perdendo 3-2 dopo che alla 15esima aveva collezionato 11 vittorie, 3 pareggi e 1 sconfitta; e meglio pure del primo Napoli di Spalletti che l’anno scorso, di questi tempi, di punti ne aveva 36 (il primo ko in casa dell’Inter il 26 novembre).Luciano Spalletti è stato il primo allenatore a vincere 11 partite consecutive in serie A: con la Roma nel 2005-06. Nella storia del club partenopeo solo Maurizio Sarri con 13 successi di fila, a cavallo delle stagione 16/17 e 17/18 ha fatto meglio del tecnico di Certaldo. Ma questo è un altro primato: perché qui c’è il record, ma c’è pure l’odore dello scudetto. Dietro questa squadra che fa sognare, che segna tanto (37 gol) e subisce poco (12 gol) c’è la maschera di Spalletti, il ghigno del suo calcio liquido, il linguaggio attoriale di un corpo sapiente che ora domina a Napoli come pochi altri sono riusciti a fare così in fretta. Negli anni della sua tirannia la Juventus ha marciato a questi ritmi solo nella stagione 18/19 (allenatore Sarri), quando di punti ne aveva 43. L’unica squadra italiana ad aver fatto meglio di questo Napoli di Spalletti. E c’è tanta Juventus tra le migliori 5 partenze a razzo. Dunque, questo Napoli va a spasso con la storia del calcio italiano. Ne riscrive i record. Spalletti ne è abituato, per questo i numeri non gli fanno né caldo né freddo: anche alla Roma è andato via da migliore: perché ha conquistato una media punti – nella sua lunga permanenza in giallorosso – superiore a quella di Capello e di Liedholm. E pure di Rudi Garcia. Fonte: Il Mattino