Quanto è difficile chiedere scusa? E quanto è strano che lo faccia un calciatore? Kim Min-Jae ha azzerato in un attimo i dubbi sulle risposte a due domande che sembravano complicate fino a pochi giorni fa. Il post social in cui il sudcoreano – fresco anche di convocazione ufficiale al Mondiale che si svolgerà in Qatar tra qualche giorno – ha chiesto scusa non è solo diventato virale, ma ha anche lasciato a bocca aperta un bel po’ di tifosi e addetti ai lavori.Tutto comincia e finisce in campo. Ma il calcio è un gioco e nei giochi è contemplato anche l’errore, come aveva sottolineato anche Luciano Spalletti subito dopo Napoli-Udinese. «È difficile riconoscere un errore, ancor di più farlo pubblicamente» commenta l’ex pallanuotista e tifoso azzurro Franco Porzio «Un esempio della grande cultura ed educazione sportiva di cui è provvisto il calciatore. Dal punto di vista dei tifosi, dobbiamo dirgli che gli fa onore: se prima eravamo affezionati a lui come calciatore per il rendimento in campo oggi lo siamo ancora di più all’uomo che è».
Chiedere scusa nel calcio di oggi è quasi rivoluzionario: «Ma i tifosi non devono stupirsi, queste scuse dimostrano anche l’attaccamento dell’uomo alla maglia» le parole di Giuseppe Bruscolotti, uno che quella maglia lha vestita per anni «Le scuse sono il gesto di un calciatore umile e professionale, di un ragazzo già maturo nonostante la giovane età».
Si unisce al coro anche Alessandro Renica, che il mestiere del difensore lo ha conosciuto bene a Napoli: «Solo i più forti sanno scusarsi, Kim l’ha fatto dimostrando di essere un campione e anche di avere una cultura a cui forse non siamo abituati qui in Italia». La cultura dei grandi: «Come diceva anche Maradona, i grandi sono quelli che cadono e sanno ripartire. Anche scusandosi» le parole dell’avvocato e tifoso azzurro Angelo Pisani. «Kim è stato anche esempio per i giovani, le scuse dei calciatori sono una cosa rara da quando il calcio è business».
Un gesto semplice che spiega anche il lungo viaggio di Min-Jae dall’inizio della sua carriera a oggi: in una società come quella coreana, in cui è fondamentale saper mostrare rispetto e dimostrare di saper occupare il proprio ruolo nella vita di ogni giorno, chiedere scusa – e saperlo fare nel modo giusto – è un requisito essenziale per tutti. Non a caso, in coreano ci si può scusare in diversi modi, con decine di sfumature possibili a seconda delle situazioni in cui ci si trova. Il difensore azzurro ha scelto la via più diretta, appellandosi al buon senso dei tifosi e ringraziando i compagni di squadra: «L’unica via possibile per vincere».
E sono stati i compagni di squadra i primi a tendere la mano a Min-Jae. Prima in campo e poi sui social: «Sei il migliore, amico» gli ha ripetuto in rete il suo capitano Giovanni Di Lorenzo. E poi Meret, Rrahmani, Ostigard e un’onda tutta azzurra. Anche il club gli ha scritto «Ti vogliamo bene» a riprova del sostegno di tutti. In un semplice post social la testimonianza dell’arma in più che la squadra di Spalletti ha saputo costruire nei primi mesi della nuova stagione: la forza del gruppo. Un gruppo che sa cadere insieme e insieme rialzarsi. E sostenuto anche dalla città che li accompagna, per strada e allo stadio. Dai bar ai social, tutti sono accanto più di prima al gigante buono con gli occhi a mandorla: che fa notizia per il suo primo errore e già lavora sodo per non ripeterne più. Fonte: Mattino