L’Inter aveva bisogno innanzitutto della Champions come l’aria; la Roma, invece, il 14 gennaio del 2016, non sospettava di potersi lanciare ad esplorare quell’universo non lontanissimo ma sufficientemente affollato, e quando convocò Spalletti per sostituire Rudi Garcia, il quinto posto rappresentava una speranza che divenne una carezza sull’anima e sul bilancio, decisamente sollevato da quel finale di campionato ad alto contenuto: 46 punti, 14 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta, terzo alle spalle di Juventus e Napoli e brindisi per la qualificazione agli spareggi, il passaporto per i gironi.
L’ultimo Spalletti, senza andare troppo a ritroso nei secoli, ha ritorni di fiamma si direbbe: 46 punti, cinque in più dell’andata nel 2017: e prima di andarsene in Russia, sempre a Roma, segnali positivi, di poco, quanto basterebbe per sconfiggere un luogo comune, evitando però di parlare di scudetto e di emozioni da cominciare ad avvertire: «Ci sono sei concorrenti per il titolo, sono tutte lì vicinissime, e bastano due partite, due minuti o due cose sbagliate per riuscire a crearti problemi». That’s the question.
Fonte. CdS