Gambe in spalla, pedalare e restare umili. Anche dall’alto degli otto punti di vantaggio. «La strada è lunghissima», dice Spalletti ed ha ragione. «Non mi considero un modello», la risposta a un elogio di Zanetti, l’allenatore dell’Empoli che appena gli azzurri hanno alzato il ritmo, ha capitolato. Spalletti non spinge lo sguardo oltre l’appuntamento di sabato con l’Udinese, l’ultima del 2022. Ma è chiaro che a 63 anni vuole vivere la profonda gioia di uno scudetto italiano, dopo i due vinti con lo Zenit San Pietroburgo, unica e lunga esperienza vissuta all’estero, quando la dimensione italiana gli stava stretta. Il progetto di De Laurentiis lo ha subito affascinato e coinvolto. E in questo progetto ha davvero inserito tutti, dai big a chi ha collezionato manciate di minuti nelle prime partite della stagione. Perché con il turnover moderato e i cinque cambi tutti possono diventare protagonisti. Ecco perché Luciano non accelera sulla tempistica del recupero di Kvaratskhelia, costretto dalla lombalgia a saltare la partita con l’Empoli, quella in cui i suoi movimenti rapidi e imprevedibili sarebbero stati utili per abbattere gli argini della difesa toscana.
Il Mattino