La corsa continua: e alla decima vittoria consecutiva, forse nella prima serata in cui la Grande Bellezza è evaporata, Luciano Spalletti scopre che il Napoli è tante cose ancora. È umiltà per andare ad affrontare le difficoltà; è sacrificio per resistere alla tentazione di strafare; è maturità, nel non perdersi nella nebbia di una serata “diversa”, con trappole che l’Empoli ha disseminato ovunque. «Bisogna esser bravi a far valere la tua qualità. Abbiamo fatto girare palla troppo lentamente, loro ci hanno chiusi bene, hanno fatto una grandissima partita».
Sosta. E però, ad un certo punto, per uscire dagli equivoci, dando uno sguardo alla panchina (che ovviamente conosce a memoria), una spruzzata di energia, un po’ di velocità e la svolta per starsene sempre comodamente in testa, incurante di ciò che sarebbe successo dopo a Cremona: dentro Lozano, con Zielinski ed Elmas, e il Napoli è rifiorito. «Abbiamo giocato sabato alle 18, rigiocato alle 18 con l’Empoli. Non puoi preparare la partita, non puoi avere forza per 90′ se non cambi 4-5 calciatori: si è visto, la sterzata è arrivata. L’addizione delle qualità di 20 calciatori fa di più dell’addizione di 12 calciatori, non so più come dirlo».
Manca una sola partita, sabato con l’Udinese, e l’argomento del momento diventa la sosta, che può essere un’alleata o trasformarsi in nemica: «Bisogna prendere atto delle situazioni che ti trovi davanti e affrontarle». Un anno fa, nel condominio dei sogni, c’erano sette padroni di casa: un anno dopo, con il Napoli che comanda e le altre stanno tutte dietro, chissà se sono cambiati i millesimali per una favola da vivere silenziosamente. «Per me possono pure aumentare. L’Udinese ha fatto vedere di esserci dentro, e chi sta dietro può riprendersi e fare le stesse cose di chi sta avanti». Eppure questo sembra proprio l’anno del Napoli. «Bisogna saper distinguere. C’è chi ti mette il più in alto possibile per poi sentire il tonfo quando cadi. Ma saremo pronti anche per questo, perché poi fa parte della forza, della mentalità della nostra città, dei napoletani stessi».
Il carattere è emerso prepotente e Spalletti si ferma su un aspetto soffocato – in passato – dall’enormità dello spettacolo offerto: «Certe partite le vincono le squadre che vogliono a tutti i costi i tre punti. Non dipende dall’avversario, ma da quello che vuoi fare. Il rigore è stato netto e il gol l’avremmo fatto. L’Empoli è una squadra tosta, allenata bene, un avversario ostico. Abbiamo avuto un ottimo possesso palla, eppure una ripartenza l’abbiamo presa. È stata una gara sofferta ma abbiamo meritato. La squadra è rimasta lucida ed ordinata».
Napoli-Empoli ha ricordato che il calcio è cambiato, a volte anche i valori, e che non esistono appuntamenti semplici: «Quando vengono a giocare contro di noi, sentono l’eccezionalità dell’evento per la partita da giocare al Maradona».
Meriti. Undici partite dal primo ottobre, è stata una fatica resistere e manca solo l’Udinese prima di andarsene in vacanza: «È un altro calcio. Questo è un campionato concentrato, sabato alle 15 ci sarà un’altra temperatura. Anche le 4-5 ore in più potevano essere fondamentali». E anche l’Udinese trasformerà una partita normale in una gara che “puzza”? «È un termine che ho usato in passato e che penso sfrutterò ancora. L’Empoli ha ricordato le difficoltà che bisognerà affrontare sempre, soprattutto quando si ricomincerà a gennaio. Siamo stati bravi a non farci travolgere dal nervosismo. E questo è un merito che va riconosciuto ai ragazzi».
Fonte: Cds