Cosa lascia la sfida del Gewiss Stadium tra Atalanta e Napoli?
Qualcosa che era già ben delineata: gli azzurri hanno ormai raggiunto una dimensione e una consapevolezza totale. Sotto ogni punto di vista.
Quella che si è appena conclusa è stata una settimana non facile per il Napoli, che è “stato colpito” da una serie di eventi. La prima sconfitta ( indolore ) stagionale all’Anfield contro il Liverpool, i due casi mediatici relativi ai furti subiti da Kvara prima e Kim poi ( il coreano non viene distratto nemmeno da una bomba atomica ) e infine la lombalgia del georgiano stesso che lo ha costretto al forfait a Bergamo.
Il Napoli arrivava alla sfida con la dea con tutto il peso e la responsabilità di dimostrare ancora una volta la propria sconfinata forza. Anche se, la prestazione importante di Anfield Road aveva già certificato lo spessore degli azzurri e dato un’indicazione precisa in tal senso.
Per rimpiazzare il 77, Luciano Spalletti ha optato per una scelta impopolare quanto efficace: Eljif Elmas dal primo minuto di gioco. Il duttile centrocampista macedone viene preferito a Raspadori e Politano per il ruolo di esterno sinistro d’attacco. A completare il terzetto ci vanno Lozano e ovviamente Victor Osimhen.
L’ennesima prova di forza
Il Napoli contro l’Atalanta ha sfoggiato tutta l’arte della propria superiorità, dimostrando di non conoscere la parola “distrazione”. Partenza sprint con palleggio e sicurezza, poi un breve momento di distrazione con un paio di errori porta al calcio di rigore per gli orobici e mette il match sul 1-0 per la squadra di casa.
Ma è in quel preciso momento che scatta la molla negli azzurri di andarsi a prendere la partita con cattiveria e qualità. Dopo appena quattro minuti dal penalty di Lookman, che non ha neanche il tempo di esultare, Victor Osimhen spinge ancora una volta la palla in porta e segna il suo quarto gol nelle ultime due partite di campionato. 8 totali in Serie A con 9 presenze e attuale capocannoniere del torneo.
12 minuti dopo il bomber nigeriano sforna un assist per Elmas che rigira il risultato e fa togliere ad Eljif qualche sassolino dalle scarpe per chi aveva da storcere il naso nel leggere il suo nome tra gli 11 titolari. Ma è l’azione del gol che lascia ancora una volta di stucco sulla straripanza fisica di Osimhen che si mangia Demiral. Regge botta più volte al contrasto con il difensore nerazzurro e di tecnica, tenacia e velocità mette al centro la palla per l’1-2 firmato da Elmas. Il numero 9 è una vera e propria furia.
Di spessore sono state anche le prestazioni di Alex Meret, autore di almeno un paio di parate decisive, e tanto per cambiare di Stanislav Lobotka. Per come conduce palla, la smista ed evade il pressing gestendo i tempi di gioco è sempre più il professore di cattedra di questo Napoli.
Consapevolezza e maturità
Il Napoli 2.0 di quest’anno amministra la partite senza andare incontro a frenesie inutili, e sa anche soffrire all’occorrenza.
È consapevole della propria forza e di conseguenza interpreta le gare in modo diverso a seconda dell’avversario e delle condizioni imposte dai diversi match. Con il Sassuolo si è andati in goleada, mentre con Roma, Atalanta ma anche Milan, il Napoli ha assorbito prima la forza dell’avversario per poi elevarsi e indirizzare le gare verso la vittoria con tecnica, qualità di gioco e proposta offensiva.
Gli azzurri sanno di poter vincere ogni tipo di match e occupano il campo con una maturità che l’anno scorso mancava. Il mercato di Cristiano Giuntoli ha fatto centro e dato quello che mancava per lo step mentale successivo.
Il Napoli senza Kvara espugna Bergamo, ambiente ostico e ostile con i soliti cori razzisti che ritornano indietro ai bergamaschi con il conto del risultato finale. Come se fosse una sorta di punizione divina per la loro “cultura da Medioevo”.
I partenopei fanno la voce grossa e fanno capire ancora una volta lanciando un segnale forte e chiaro, chi comanda in questo campionato. 35 punti su 39, 9 vittorie di fila e 11 vittorie e due pareggi in 13 partite fin qui disputate. Gli azzurri hanno perso punti solo contro Fiorentina e Lecce ad inizio campionato, due pareggi per 0-0 e 1-1.
L’assenza di Kvaratskhelia contro l’Atalanta si è avvertita solo nel momento in cui dalle sue parti poteva nascere qualche guizzo imprevedibile come solo lui sa inventare. La vera forza di questa squadra è il gruppo, un collettivo straordinario che come leader ha il suo allenatore. Luciano Spalletti è riuscito a plasmare una rosa che fa paura a tutti in ogni competizione. Che sia Italia o Europa, le potenzialità del Napoli sembrano essere infinite.
Gli azzurri arrivano a due gare dalla sosta per il Mondiale da primi indiscussi in classifica con 6 punti di vantaggio sul Milan e 8 sull’Atalanta in attesa del derby di Roma e Juve-Inter che chiuderanno la tredicesima giornata di campionato. Il prossimo obiettivo è quello di terminare questo piccolo grande capolavoro di prima parte di stagione con due vittorie casalinghe contro Empoli e Udinese. Il Maradona è pronto, e chissà che il distacco non possa aumentare ancora di più prima della pausa.
Il Napoli e Napoli seguono le parole del proprio capitano Giovanni Di Lorenzo, che ha le idee ben chiare dopo aver conquistato i tre punti contro Gasperini:
“Dopo essere andati sotto, ribaltare e vincere questa partita vuol dire solo una cosa, nun c’atter nisciun…”
A cura di Simone Di Maro