Da Anfield a Bergamo ormai è un attimo, una fermata e basta, però è bello andarsene in giro così, con quella spensieratezza che s’ha ormai d’altro, di leggerezza e però anche di autorevolezza. «I rischi sono tanti, perché il nostro avversario si chiama Atalanta, che vuol dire buoni calciatori e gran collettivo, allenati da un signor allenatore, il Gasp, che è un veterano terribile. Però noi da Liverpool siamo tornati con la consapevolezza di essere una squadra forte».
Da Anfield a Bergamo è un viaggio-lampo nel tempo, che trascina dalla magia della Champions a quella di una sfida elettrizzante, un’ora e mezza in cui andarci ad infilare mica solo l’umore, ma persino un pizzico di destino di questo campionato che sa di meraviglioso. «Bergamo è un test importante quanto quello di martedì. A Liverpool sono arrivato con qualche timore, fugato subito dall’atteggiamento della squadra e dal rispetto che ci ha concesso una squadra che andiamo spesso a guardare, perché rappresenta un calcio futurista. E l’Atalanta dà lo stesso valore a questo match: dovessimo uscirne bene, allora certo che sarebbe un bel passo in avanti».
Alle undici, quando s’accomoda in conferenza stampa, Spalletti ha (forse) un Napoli in testa, che poi la lombalgia di Kvara irrimediabilmente gli ritocca, o magari gli stravolge: ma non è nei singoli che s’annida il segreto di queso trimestre travolgente, pieno di idee sublimate ovunque. «Ho giocatori che indossano questa maglia meritatamente ed hanno dimostrato, tutti, di essere sempre pronti a vestirla. Mi è piaciuto il modo in cui si sono allenati ma anche la reazione alla sconfitta di Champions, che non è andata giù a nessuno».
E a Bergamo, come ad Anfield, dentro questi novanta minuti si nasconderanno varie partite, tutte diverse tra loro, perché Gasperini sa prepararle e poi cambiarle e poi rivederle e semmai ritoccarle. «Ci sarà da fare tutto, dobbiamo interpretare i mutamenti che ci saranno. Noi abbiamo visto che la squadra sa giocare a viso aperto e sa comportarsi nelle varie situazioni che si incontreranno».
Atalanta-Napoli verrà fagocitata dalle lucide intuizioni di Gasp e di Spalletti, dalle diavolerie che – in stima – lasceranno sfilare in una serata che a modo suo può indirizzare questa fase del campionato, in cui certe distanze già sono evidenti, non nette e neppure definitive. «L’evoluzione dell’Atalanta conferma le qualità di Gasperini. A me per caparbietà e capacità di ricerca, sembra la stessa squadra pronta ad andare a fare l’auto-scontro: hanno centimetri, muscoli, corsa, piedi… E per noi forse è anche meglio, perché se vogliamo avere ambizioni dobbiamo giocare a livelli altissimi».
Come ad Anfield, più di Anfield, che effetti ne ha prodotti, eccome, nella psicologia spicciola di una squadra che sente di essere matura, ormai. «Abbiamo analizzato quanto accaduto. Ho imparato ad isolarmi dalle vittorie ma non dalle sconfitte. Ce l’ho ancora un pochino addosso e questo servirà ad avere più reazione. Dopo Liverpool, la squadra era amareggiata per la sconfitta nonostante il primo posto nel girone. E anche il comportamento dei ragazzi è stato significativo: nessuno aveva voglia di festeggiare il traguardo degli ottavi raggiunto, ciò vuol dire che volevano dimostrare di valere quanto gli avversari che avevano davanti ad Anfield. E quel senso di amarezza è un valore importante».
Fonte: CdS