«QUESTI MURALES PER CHI HA RESO FELICI TUTTI NOI»

Le opere dell'artista argentino Gimenez ai Quartieri: «Ho disegnato anche gli azzurri che ora faranno sognare»
Gli dei, si sa, richiamano l’arte. E D10s non fa eccezione alla regola. Proprio come Roma e il Vaticano nei secoli scorsi attiravano pittori, architetti e scultori, Maradona attrae oggi non solo vacanzieri-pellegrini, ma anche piccoli capolavori figurativi. E li attira nel ventre di Napoli, in quella che, dalla morte di Diego, è diventata una delle location turistiche più gettonate della città. In questo misto di religione e calcio, di fede e popolo, di sacro e profano che si respira intorno al murale di via De Deo, il «viaggio in Italia» degli artisti del 600-700 è diventato un po’ il «viaggio ai Quartieri» per turisti, vip e pittori da ogni angolo del pianeta. Tra loro, in particolare, se n’è distinto uno: Juan Pablo Gimenez, 45 anni, talentuoso writer di Buenos Aires. È lui l’autore di piccoli gioielli, ritratti di Diego in ogni fase della vita: mentre esulta e segna, mentre dubita. C’è spazio anche per El Pibe surrealista, con un sorriso smagliante esibito mentre indossa i panni di San Gennaro. Il miracolo del calcio e quello del sangue fusi in una sola immagine. Ma ai Quartieri Spagnoli ci sono anche Kvara, Kim, Anguissa e Di Lorenzo nelle opere di Gimenez, che spiega: «Ho scelto di disegnarli perché sono i simboli del nuovo Napoli», cioè gli emblemi della nuova speranza incarnata dai ragazzi di Spalletti.
VIAGGIO AI QUARTIERI
«Sono arrivato a Napoli all’inizio di agosto. Maradona era napoletano e dovevo conoscere il suo popolo e la sua terra. Per me essere qui è una forma di ringraziamento per l’uomo che ci ha reso felici. Ecco perché tutto quello che ho fatto, l’ho fatto gratis, perché mi sento in debito con Diego. Sono arrivato da Buenos Aires a mie spese. Volevo conoscere la terra di Diego, e ho preso in affitto un basso a pochi metri da via De Deo. Prima mi trovavo a Barcellona, dove stavo facendo tatuaggi. La verità è che non potevo non venire qui, ho sognato di visitare Napoli per tutta la vita: è la vera casa di Maradona, e su questo non ci sono dubbi. Il passaporto dice che era argentino, ma Diego era napoletano. Non italiano, ma solo napoletano. Ci ha reso tutti più felici. Quando era vivo bisognava lasciarlo più tranquillo, e non mettergli pressione per la sua vita, come purtroppo è successo», spiega Gimenez.
«Quest’area è un po’ come la mia Cappella Sistina. La Coppa del mondo con Diego bambino che ci cammina sopra. Un Maradona disegnato ai tempi in cui era ct dell’Argentina. Poi quando esulta, mentre indossa la maglia scudettata del Napoli e la fascia da capitano. D10s che bacia la Coppa del mondo in Messico dopo il trionfo dell’86. E poi il murale più grande, dedicato alla punizione di Napoli-Juve del 3 novembre 1985. La foglia morta. Queste opere sono disegnate sulle porte di metallo di un gazebo in via De Deo, proprio di fronte al grande murale del secondo scudetto. Ho aggiunto poi un Maradona con la mitra dorata di San Gennaro, visto che qui Diego è come un patrono. Così ho ripagato il mio debito con la casa di D10s. La prima volta che sono stato qui ai Quartieri Spagnoli ho pianto. In Argentina non abbiamo un posto così dedicato a Maradona». Restando proprio sul tema Quartieri, questa sta diventando sempre più la location turistica del tifo, a partire da Maradona ma anche oltre Maradona. E nelle ultime settimane Gimenez ha disegnato anche pezzi del nuovo Napoli, quello che sogna in grande. «Sì, lo credono tutti. Per questo ho scelto di rappresentarlo. Ho disegnato Di Lorenzo, in gol di testa contro l’Ajax, e anche Kim in spaccata contro il Milan, nell’ultimo successo degli azzurri a San Siro per 2-1. C’è anche Anguissa, col suo numero 99: tutto nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Il primo murale del nuovo Napoli, però, è stato quello di Kvaratskhelia. I simboli del nuovo Napoli si trovano un po’ più giù, a via Trinità degli Spagnoli, non lontano dall’area di via De Deo, ma più vicini a via Toledo». G. Di Biase (Il Mattino)
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