Ai primi di novembre di due anni fa, dopo che Maradona ci aveva fatto pervenire un messaggio di ringraziamento per lo speciale dedicato dal Mattino ai suoi 60 anni, inviai quell’inserto a Dubai, dove vive tuttora il suo amico Stefano Ceci. Lo pregai di consegnarlo a Diego. «Lo metto in valigia, appena riaprono le frontiere volo in Argentina». Quel viaggio Ceci non lo avrebbe mai fatto, neanche per l’ultimo saluto all’amico scomparso il 25 novembre 2020. Un giorno di lutto in particolare per due popoli, quello argentino e quello napoletano.
A Maradona, che ha rappresentato per più generazioni di giornalisti napoletani la migliore scuola possibile per apprendere il mestiere, Il Mattino ha dedicato due libri. Il primo pochi giorni dopo la sua morte; l’altro a distanza di dodici mesi. Li abbiamo curati con tanto amore, scegliendo accuratamente i temi degli articoli, gli autori e le foto e condividendo l’affetto di una città intera per il Capitano degli scudetti.
DIEGO E NOI
Il primo libro, impreziosito da un’opera del maestro Ernesto Tatafiore dedicata a Maradona (lui, una palla rossa e il Vesuvio fumante) e dagli articoli di personaggi autorevoli della città. Roberto De Simone scrisse A Diego Armando Maradona Re de li càuce nculo a tutte le squatre de nemmice de la bella città de Partenope. Ciro Ferrara, uno degli amici più cari del Pibe, raccontò lo straziante dolore per la scomparsa ma soprattutto l’incontenibile gioia per le tante vittorie. E poi Ruggero Cappuccio (con la descrizione dei demoni di Diego), Vincenzo Salemme (con una triste ammissione: «Non abbiamo saputo proteggerlo»), Massimo Ranieri (che unì in un unico abbraccio il Capitano, Pino Daniele e Massimo Troisi), Titta Fiore (un magnifico focus sui rapporti tra il Pibe e il cinema), Federico Vacalebre (con il racconto di Carmela cantata da Sergio Bruni per Diego), Marco Ciriello (25 novembre: il giorno della morte di Maradona, Fidel Castro e Jorge Best), Anna Trieste (i tweet per Diego). E infine le foto di Sergio Siano e la raccolta di tanti articoli scritti dal Mattino per Maradona, dal suo arrivo a Napoli nell’84 al suo addio al mondo, con il racconto di quella partita di Europa League, giocata il 26 novembre, in cui – per un momento – i calciatori del Napoli indossarono tutti la maglia numero 10.
DIEGO È VIVO
Un anno dopo ci ritrovammo nelle stanze del Centro Direzionale a preparare il secondo omaggio. Perché Diego, come scrisse il direttore Federico Monga, è stato così grande «da sopravvivere al suo corpo». Maurizio de Giovanni immaginò Napoli tra mezzo secolo a parlare (con tanto amore) ancora di Maradona. Nino D’Angelo spiegò ai pochi distratti la ragione dello smisurato affetto dei napoletani per Diego: «Diede sogni ai senza sogni». Luciano Spalletti, da pochi mesi sulla panchina del Napoli, descrisse l’emozione di giocare e vincere nello Stadio Maradona. Marco Ciriello ci portò nell’Argentina di Borges e Diego. E poi le interviste a tanti grandi personaggi: il ct campione d’Europa Roberto Mancini; gli ex compagni Gianfranco Zola (ufficialmente investito della 10 in una partita nell’inverno del 91 a Pisa), Salvatore Bagni e Daniel Bertoni (l’altro argentino nel Napoli dell’84, il primo con Maradona); l’avversario Antonio Cabrini; l’ex presidente Corrado Ferlaino; l’artista Lello Esposito; il cantante Fausto Leali, che partecipò al matrimonio di Diego e Claudia nell’89 a Buenos Aires, e il magistrato Federico Cafiero de Raho, che ricordò con Gigi Di Fiore l’interrogatorio di Maradona nel vecchio tribunale di Castelcapuano, quando i rapporti con il clan camorristico dei Giuliano non diventarono solo gossip ma argomento di indagine. Diego è vivo titolammo il libro uscito un anno dopo la morte del Diez. Ne saremo convinti sempre. F. De Luca (Il Mattino)