Sapeva di Natale, il 30 ottobre. C’è un mondo privo di Diego eppure di lui colmo, che non s’è staccato mai dall’immagine plastica di quel Dio senza tempo , e il “ Maradona ”, per Napoli-Sassuolo, vibrerà ancora, lo farà (anche) perché lo ha voluto Stefano Ceci, il suo amico che divenne manager, e che s’è industriato affinché questa giornata, la vigilia del 62º compleanno del Re, non venisse soffocata dalla malinconia. Cominceranno ovviamente prima che Napoli-Sassuolo diventi l’evento, alle 13.30, sistemando Maradona nel cuore di quello stadio che gli appartiene. Arriveranno Zola e Bagni, Filardi e De Napoli, Puzone e Carannante, Caffarelli e ovviamente Salvatore Carmando, con i loro sguardi immalinconiti dai ricordi di un settennato che non potrà mai evaporare, neanche tra le fitte del dolore. E la tristezza dovrà svanire, nonostante l’inevitabile commozione. Il D10s è ovunque, persino “ fisicamente ”, in quella statua che Stefano Ceci gli ha dedicato e che Napoli ha svelato il 25 novembre dell’anno scorso, Diego è lì, maestoso come sempre, mai defilato, sempre nel cuore della gente, stavolta pure del Napoli, che a lui con Spalletti s’è rivolto ripetutamente in questa stagione piena di felicità e d’un calcio stordente, capace di trascinare nella fantasia o nel passato dei favolosi anni ’ 80. «Diego sarebbe sicuramente orgoglioso di questo Napoli. C’è anche lui nella qualità del nostro calcio». Maradona ha vinto dove nessuno era mai riuscito a vincere uno scudetto prima di lui, dove non è stato possibile riuscirci neanche dopo il suo addio: e adesso osserva, da lassù, o da quaggiù, tra le note di Rodrigo Bueno. E mentre Napoli urla «Te quiero, Diego», pare s’allunghi «la mano di Dio» .
Fonte: CdS