Massimo Tarantino non poteva immaginare che quel normale pomeriggio, al supermercato, si sarebbe trasformato poi in un caso di cronaca che ha fatto registrare cinque feriti e un morto. Coinvolgendo anche un calciatore di Serie A come Pablo Marì, difensore del Monza. Tarantino il calcio lo conosce bene: ha indossato le maglie di squadre importanti come Inter, Bologna, Napoli. Ora è un dirigente sportivo. «È successo tutto velocemente. Non sono un eroe».
Come ha vissuto le ultime ore? «Sono state ore infernali, prima per quanto successo e poi per quello che c’è stato dopo».
Si è ritrovato protagonista per caso. «Ero al supermercato per fare la spesa, come capita a tutti. Mentre ero tra i corridoi sento le prime urla».
Ha capito subito cosa stesse accadendo? «No, all’inizio abbiamo sentito solo urla in lontananza. Non ho assistito a tutta la scena».
Però è stato protagonista della fine di quella paura. «Non sono un eroe, mi sono ritrovato lì. Abbiamo prima sentito e poi visto l’agitazione, poi c’è stata l’ultima aggressione. È ancora tutto confuso, ma alla fine siamo riusciti a bloccare l’aggressore e soprattutto a disarmarlo. Con me c’era anche la security della struttura, intervenuta sul posto».
Cosa è successo subito dopo le aggressioni? «Una volta bloccato e disarmato l’uomo (Andrea Tombolini, 46enne di Assago ndr) abbiamo dovuto aspettare le forze dell’ordine e raccontare più volte quanto successo. Ho seguito gli agenti in caserma una volta lasciato il supermercato, siamo rimasti tutti lì fino all’una di notte mentre i feriti venivano soccorsi dalle ambulanze e trasportati al pronto soccorso».
Ha spento il telefono nelle ultime ore? «Vorrei farlo, ma non posso. Ho ricevuto tante chiamate, dalla stampa o di sostegno. Ma soprattutto aspetto nel caso in cui arrivasse una chiamata dalla Questura per dare ancora una mano».
Il Mattino