Guido Trombetti, Professore Ordinario di Analisi Matematica, su Il Mattino scrive della vittoria del Napoli sulla Roma.
A Roma, lo dicono in tanti, il calcio del Napoli ha battuto l’anticalcio della Roma. Mourinho ha organizzato, mutatis mutandis, un catenaccio stile anni 60. Con raddoppi o anche gabbie a tre per fermare Lobotka e Kvaratskhelia. Ed il Napoli, dopo aver fallito almeno due occasioni colossali, lo ha battuto con un capolavoro balistico di Osimhen. È il destino delle partite nelle quali ci si difende ad oltranza. Meret ringrazia per il turno di riposo concessogli. La squadra azzurra ha confermato quella che sembra la sua caratteristica principale di quest’anno. La sicurezza. Che le consente di non andare mai in affanno, di controllare con pazienza le partite e di dare il colpo mortale al momento giusto. Quella sicurezza la cui mancanza sembra oggi con molta chiarezza l’elemento del quale era priva l’anno passato affidata com’era all’estro altalenante e fragile degli emigranti turco-canadesi. Questa capacità di gestione del match influisce anche sul rendimento dei cambi. Chi entra lo fa senza ansia da prestazione ma semplicemente essendo chiamato a fare quel che sa fare. Vedi domenica il risultato degli innesti di Gaetano (sostituto naturale di Zielinski) e di Politano (deliziosa la palla data ad Osimhen sul gol). Ma anche di Elmas, troppo spesso bistrattato nei giudizi eppure sempre pronto ad entrare in partita con freschezza e dedizione alla causa. Se soltanto contenesse un po’ la sua frenesia…
Spalletti ha organizzato alla perfezione la partita. Attento a scansare pullman, pulmini e tir dei quali Mourinho aveva riempito il terreno. Pur roso dal dubbio Raspadori sì Raspadori no, alla fine ha fatto la scelta giusta tenendo in campo Oshimen. Che lo ha ripagato con un eurogol. D’altro canto ci voleva molto coraggio per dire alla belva accomodati in panchina. Chi lo avrebbe tenuto? E la furia umana ha risolto a modo suo. Sbagliando il gol facile e segnando quello impossibile.