Un’ottantina di minuti, fino al gol quasi inevitabile di Osimhen: l’unico errore di Smalling è costato il punto alla squadra di Mourinho. La Roma – è di lei che mi occupo – non esce ridimensionata dalla sfida col Napoli poiché è questa, tanto nel bene quanto nel male. Mourinho conosce perfettamente i limiti del gruppo che allena e ha cercato di mettere i suoi nella condizione di togliere spazio e linee di passaggio all’avversario. Zaniolo ha avuto poche occasioni per accendersi, Pellegrini ha lavorato in copertura occupandosi (anche) di Lobotka, Tammy non ha tenuto un pallone, e entrambi gli esterni, Karsdorp e Spinazzola, hanno pensato a contenere Kvara e Lozano esaurendo la carica di energia dopo un’ora. Non è casuale che dopo la rete di Osimhen la Roma si sia sciolta: aveva bruciato tutto quello che era entrato nelle gambe e nella testa, sfruttato i movimenti che aveva preparato in settimana per provare a ottenere il massimo da una sfida per certi versi impari. La Roma ha perso soltanto un punto perché ha fatto troppo poco per prenderne tre. Il piano di Mourinho è peraltro quello di arrivare alla sosta in una posizione di classifica migliorabile da gennaio, quando rientrerà Dyabala e la manovra potrà finalmente disporre di Wijnaldum.
La sintesi della prestazione della Roma l’ha fornita lo stesso Mourinho: «Sufficiente per non perdere la partita».
Ivan Zazzaroni (CdS)