Si sono conosciuti in Nazionale, partendo anche qui dalle silenziose retrovie. Nessuno dei due era un uomo-copertina del gruppo di Mancini, tutti e due con tempi e modi diversi hanno sovvertito le gerarchie. Qui il destino è stato più generoso con Di Lorenzo, che ha potuto vincere l’Europeo a Wembley da titolare. In teoria doveva essere la riserva di Florenzi ma dopo l’infortunio del compagno è entrato in squadra e non ne è uscito più. Quando si dice essere nel posto giusto al momento giusto. Pellegrini viceversa è stato molto sfortunato. Avrebbe partecipato alla grande avventura ma si è stirato un muscolo nell’ultimo allenamento prima del via: ha dovuto tifare Italia dalla tv, con la rabbia e la frustrazione di chi non poteva fregiarsi del titolo di campione d’Europa. Ma la giovane età gli concederà nuove possibilità, anche in azzurro, nel nuovo corso che da lui non può prescindere. E che su Di Lorenzo continuerà a contare.
Le loro traiettorie sono l’esempio perfetto di una gradualità virtuosa e meritocratica. Hanno faticato per arrivare a centrocampo con il gagliardetto in mano, hanno interiorizzato la disciplina del sacrificio da trasmettere agli altri giocatori, hanno assunto le qualità per incidere su Roma-Napoli. Godiamoceli.
Fonte: CdS