Nonostante i venti estivi di tempesta, una contestazione lunga e dura nel bel mezzo degli addii eccellenti, De Laurentiis ha continuato imperterrito il suo percorso. Giocando d’azzardo a fine maggio: «Faremo di tutto per riportare lo scudetto», disse. E furono fischi a valanga. Già, è così che andò all’epoca, ma oggi il Napoli incanta, diverte e soprattutto vince. Sorridono i tifosi e anche il presidente, capace con l’aiuto imprescindibile di Giuntoli e Spalletti di ammirare una squadra finora eccezionale in Italia e in Europa e di celebrare i due obiettivi iniziali: abbattere l’età media (un anno dopo il Napoli ha un anno in meno…) e soprattutto il monte-stipendi, asciugato drasticamente e per di più con un saldo attivo tra cessioni e acquisti. Le definizioni più gettonate del momento sono le seguenti: società modello oppure società virtuosa.
Ma la città non riesce ancora a credere del tutto a quello che sta accadendo: sogna, è ovvio, però poi riapre gli occhi. La diffidenza (sportiva) del resto è tipica della sofferenza (sportiva) alla luce dei trentadue anni – ormai quasi trentatré – trascorsi ad attendere il terzo scudetto. Già, un bel po’. Eppure, Napoli dovrebbe saperlo: da queste parti, le rivoluzioni sono sempre passate alla storia. Fonte: CdS