Per Sacchi solo il Napoli è da elogiare

Chi si salva allora? Il Napoli di Spalletti. Alla Gazzetta dello Sport Sacchi è stato chiarissimo: “In un calcio italiano, che fa del tatticismo e della furbizia le armi principali, ricercare lo spettacolo come il Napoli è un punto di merito. Poche squadre in Europa stanno in campo e si muovono come quella di Spalletti. Spalletti sta facendo qualcosa di moderno, direi. Anzi: qualcosa di europeo. A tratti, per il modo di attaccare, ricorda il Liverpool di Klopp, quando i Reds avevano più voglia di correre e di smarcarsi di quella che hanno adesso…

Spalletti aveva fatto bene anche alla Roma, ma per Sacchi questo Napoli è più bello e più forte: “La Roma non era così coordinata come questo Napoli. I reparti erano molto distanti, non c’era comunicazione”. Da che nasce questo amore sviscerato di Sacchi per gli azzurri? Semplice: l’ex ct rivede nel Napoli un pezzo del suo Dream-Team del suo primo Milan, nella mentalità e nel gioco. Una squadra capace di andare in Europa a comandare e non ad aspettare. Come il suo Milan che andava a prendere a schiaffi il Real Madrid al Bernabeu per poi dargliene cinque a San Siro.

Per Sacchi il calcio non si declina, è uno solo. Il suo. Quello che riuscì a mostrare nella sua prima esperienza al Milan e poi mai più, né in Nazionale (dove in finale ai Mondiali lo portò Baggio dopo che stava per essere eliminato agli ottavi dalla Nigeria), nè nelle successive panchine ovvero la seconda storia col Milan o a Madrid o a Parma, dove dovette lasciare subito per lo stress.

Lo stress di non riuscire a rivedere le diagonali perfette, le sovrapposizioni, il suo 4-4-2 dinamico e collettivo, quella sua idea-ossessione di un blocco unico che ragiona e gioca tutto insieme con movimenti sincronizzati e che fece del suo Milan una macchina da guerra dove Colombo ed Evani, i meno dotati tecnicamente, erano per lui importanti quanto un Maradona.

Oggi a Sacchi brillano gli occhi solo nel vedere il Napoli di Spalletti dove gli esterni offensivi rientrano, i centrocampisti si muovono a fisarmonica, la linea difensiva è alta, il pressing feroce. E negli azzurri rivede un po’ del suo passato remoto che non può dimenticare.

Fonte: sport.virgilio.it
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